
                            
                          Il Trivial pursuit è il gioco di società che tutti conosciamo. Se però alla fine vi aggiungiamo una  “e” (Trivial pursuite) diventa il  titolo di una canzone di Renaud Séchan.
Renaud, Oltralpe è conosciuto semplicemente con il   solo nome,  è uno dei più famosi cantautori francesi, con al suo attivo   23 dischi e oltre  20 milioni di copie vendute, mentre nel Belpaese è   pressoché sconosciuto,  nonostante qualcuna delle sue canzoni siano   state tradotte e incise da Alessio  Lega nell’album Sotto il pavé la spiaggia.
La sua carriera musicale è iniziata all’inizio degli   anni  settanta quando, dopo aver provato a diventare attore e recitato   in piccoli  ruoli in teatro e in televisione, ha deciso, insieme a un   amico fisarmonicista,  di cantare e suonare nelle vie e nei cortili dei   palazzi nella zona di Porte d’Orléans  a Parigi.
La fortuna è arrivata quando, nel 1974, il comico   Coluche li  ha invitati ad esibirsi alla prima del suo spettacolo nella   hall del teatro. Il  discreto successo riscosso è valso loro la   scrittura per le successive  repliche. È durate queste esibizioni che,   una sera, due produttori propongono a  Renaud di incidere un disco con   le sue canzoni. 
Amoureux de Paname esce nel 1975 ed è   l’inizio del suo successo. L’album, sarà così per l’intera  sua   produzione, è un condensato di ironia e leggerezza, impegno e critica    sociale. Nel corso dei successivi lavori le sue canzoni toccano anche   temi come  i diritti dell’uomo, l’antimilitarismo, l’ecologia. Per uno   che si definisce  “Niente tuttista, anarco-mitterandista” (“Moi j'étais   rien-du-toutiste,  Anarcho-mitterandiste”, la canzone è Socialiste)  non è un dettaglio da trascurare.
Socialiste (quando  la canta dal vivo la   definisce una “canzone d’amore e acqua fresca”) è  contenuta nel suo   ottavo disco, pubblicato nel 1988, Putain de camion, dedicato a Coluche, morto qualche anno prima in  un incidente stradale. In quello stesso disco c’è anche Trivial pursuite,   una riflessione su quanto all’epoca accadeva nel  mondo (e che   purtroppo accade ancora oggi). Una canzone dalla melodia lenta,    delicata, che va in contrasto con il testo, parole dure, affilate, che   vogliono  a far riflettere chi l’ascolta.
Partiamo dal titolo. “Trivial pursuit” in inglese vuol   dire,  grosso modo, “ricerca nei campi dello scibile”, nella canzone   diventa Trivial pursuite e l’aggiunta della “e”  ne cambia del tutto il significato, diventando “banale serie di domande  cretine”.
La struttura della canzone, in effetti, è a “domanda e    risposta”. A ogni domanda, ciascuna su un tema importante, corrisponde   una  risposta. Le domande sono sempre diverse, la risposta è sempre la   stessa, una  “non risposta”. Per questo le domande sono “cretine”: non   per le tematiche  delle stesse quanto per il fatto che sono domande a   cui Renaud non riesce a  dare risposta. D’altra parte che risposta si   può dare a chi chiede dove sia la  Palestina, sotto quale volta celeste,   dietro quale filo spinato o sotto quale  campo di rovine? [Où est la    Palestine? Sous quelle botte étoilée? Derrière quels barbelés? Sous quel    champ de ruines?]. 
Non hanno nemmeno risposte domande del tipo “Quante   vittime,  quante migliaia di bambini nelle macerie dei campi   diventeranno combattenti?” [Combien de victimes, Combien de milliers    d'enfants dans les décombres des camps deviendront combattants?] o “Chi   ha  scritto che gli uomini
nascono liberi e uguali? Liberi, ma nel gregge, uguali   davanti ai boia?” [Qui a  écrit que les hommes naissaient libres et   égaux? Libres mais dans le troupeau,  egaux devant les bourreaux?].
La risposta, a  queste come alle altre, è sempre la   stessa: “Non ne so niente, mi arrendo, se  lo sai tu, suggeriscimelo”   [J'en sais rien, je donne ma langue au chagrin. Si  tu sais, toi,   souffle-moi.]. 
Nella risposta c’è un gioco di parole che occorre   spiegare.  Nella lingua francese per dire “mi arrendo” (nel senso di   “non lo so”) si  utilizza l’espressione “je donne ma langue au chat”,   letteralmente “do la mia  lingua al gatto”. Renaud invece canta “je   donne ma langue au chagrin”, che  potremmo tradurre con un “tristemente   mi arrendo”. Un modo per dire che a  queste domande non ci sono   risposte, e qualora ce ne dovessero essere, difficilmente  sarebbero   belle.
D’altra parte, da che mondo e mondo, le cose belle le   ha  sempre tenuto per sé chi detiene il potere. Per noi sudditi, invece,   sono  riservate (quasi) sempre quelle brutte.