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Professione addetto stampa

Operaincerta, 14 dicembre 2018

 
Intervista a Michele Farinaccio, addetto stampa della Passalacqua basket Ragusa
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Il ghostwriter è colui che scrive un testo per conto di un’altra persona. La traduzione letterale di ghostwriter sarebbe “scrittore fantasma”, quindi qualcuno che scrive ma non appare.
Generalmente, quando si parla di ghostwriter ci si riferisce a coloro i quali scrivono libri, racconti, discorsi che poi verranno firmati o pronunciati da altri. Dunque una persona che scrive (parla) per conto di un’altra.
Se volessimo allargare il concetto di “ghostwriter” potremmo definire tale anche l’addetto stampa, cioè il giornalista che lavora per un’organizzazione (azienda, istituzione, associazione, personaggio famoso) e che “aiutandola” a comunicare meglio. Nei fatti “parla” per conto del suo datore di lavoro, “traducendo” in linguaggio per i media ciò che si vuole comunicare.
Michele Farinaccio, giornalista, da anni lavora, anche, come addetto stampa della Passalacqua Eirene, la squadra di basket femminile di Ragusa.

Come e quando ti è nata la passione per la scrittura?
Un po’ per caso, come credo accada a tutti del resto. Tutto è cominciato nei primi anni novanta quando andavo alle scuole superiori ed essendo un tifoso della vecchia Virtus leggevo con assiduità i pezzi di Giovanni Pluchino per La Sicilia, così come quelli del Ragusa calcio. Se mi avessero detto che un giorno quegli stessi articoli, per quello stesso giornale, li avrei firmati io, mi sarei fatto una grossa risata. E invece…

E invece hai finito per fare proprio il giornalista. Perché hai scelto di abbracciare questa professione e non quella, per esempio, di romanziere o altro?
Proprio perché mi è sempre piaciuto il racconto degli eventi. Non sarà forse un caso che come corrispondente de La Sicilia, oltre ad occuparmi di sport, mi occupo principalmente di cronaca nera, anche se poi è chiaro che ci adattiamo a fare di tutto. In effetti un romanzo l’ho pure scritto, ma è una cosa che è rimasta in famiglia e per gli amici. È un’altra storia comunque.

Hai lavorato e lavori per diversi giornali. Attualmente ricopri anche il ruolo di addetto stampa della Passalacqua. Perché hai accettato la proposta di fare l’addetto stampa per una società sportiva?
Prima di essere l’addetto stampa della Passalacqua, ho seguito le sorti dell’Eirene proprio come corrispondente de La Sicilia. Praticamente dall’inizio. Conoscevo quindi l’ambiente e si era creato un bel rapporto di stima con Gianstefano Passalacqua. È stato nell’estate della promozione dall’A2 all’A1 quando Gianstefano mi ha chiesto se avessi voluto collaborare dall’interno, in società. Il mio amico e collega Alessandro Bongiorno, che fino a quel momento aveva svolto questo ruolo non avrebbe potuto infatti sobbarcarsi un simile impegno dal momento che sarebbe andato a lavorare fuori. Non credo di avere perso molto tempo ad accettare la proposta di Gianstefano con cui poi in questi anni quel rapporto di fiducia si è ulteriormente consolidato. E devo dire che la stessa cosa, pian piano, si sta creando anche con il fratello Davide. Ma su questo non c’erano molti dubbi!

In cosa consiste il tuo lavoro?
C’è una parte di lavoro ben visibile, che è quella della pubblicazione dei comunicati stampa, sia per la prima squadra sia per la Serie B e quella delle telecronache che per le partite in casa vengono trasmesse in streaming. Questo durante il campionato mentre in estate ci sono gli annunci ufficiali dei nuovi acquisti. Poi ovviamente ci sono i rapporti con le varie testate giornalistiche, le richieste di intervista da parte dei vari giornalisti per le giocatrici, per il coach o per il presidente, l’organizzazione delle conferenze stampa, e poi ovviamente c’è l’aspetto social per il quale però collaborano più persone. Siamo presenti su Twitter, Facebook e Instagram e su Facebook abbiamo più di 8.000 like alla nostra pagina ufficiale che ci vedono tra le società di basket femminile più seguite in Italia. Lo sforzo costante è sempre quello di cercare di aumentare la visibilità, con le risorse che abbiamo e con la consapevolezza che si possa fare sempre di più e meglio.
Quando scrivi un comunicato stampa lo fai immedesimandoti nel presidente, nell’allenatore o lo scrivi come Michele Farinaccio?
Le impressioni non virgolettate sono mie. È chiaro che dopo tanti anni di collaborazione con questa società so bene quale sia lo stile da usare. È comunque una parte dei comunicati che cerco di limitare il più possibile lasciando poi spazio alle dichiarazioni dell’allenatore, per esempio, o del presidente quando si rende necessario. 

Ti accade di riscrivere qualcosa perché dopo averlo riletto pensi che la società non sarebbe stata contenta di quello che hai scritto?
Mai, anche perché è difficile che rilegga .

Ti è mai accaduto di essere stato ripreso per qualche comunicato?
No, assolutamente. Devo dire che alla Passalacqua ho sempre avuto assoluta libertà sia di parola nelle telecronache che di scrittura nei comunicati.

Ti è mai stato imposto di scrivere qualcosa che tu non avresti mai voluto?
No, mai. Sicuramente non avrei voluto scrivere il pezzo dopo le sconfitte storiche come le finali perse contro Schio. Ma anche quella è tutt’altra storia ��

Hai fatto l’addetto stampa per altri “datori di lavoro”?
Per diversi politici. Attualmente, da un anno circa, sono l’addetto stampa della deputata regionale del M5S Stefania Campo.

Che differenza c’è tra comunicare per una società sportiva e per un politico?
Alla base nessuna. Perché come prima cosa ci deve essere grande fiducia e stima reciproca. Sono ingredienti senza i quali un rapporto di collaborazione come quello che intraprendo non può esserci. Poi è chiaro che cambia il linguaggio, ed anche la stessa tecnica espositiva, oltre a una conoscenza di ciò che è tutto l’ambiente di riferimento. 

Qual è la dote che deve avere un addetto stampa?
Oltre a sapere scrivere, si deve conoscere il mondo attorno al quale ruota l’attività che la persona o l’azienda per la quale lavori. Non potrei, ad esempio, curare l’ufficio stampa della Passalacqua se non sapessi cos’è il basket. Se poi c’è la passione, in questo caso sportiva, che ti lega, è ancora meglio. Quindi direi conoscenza, empatia e fiducia. 

E che differenza c’è tra scrivere per un giornale e per un ufficio stampa?
È la stessa differenza che c’è tra “informare” e “comunicare”. Quando scrivo per La Sicilia cerco di informare i lettori su un determinato fatto, mentre quando faccio ufficio stampa cerco di comunicare al meglio un determinato messaggio.

Tu cosa preferisci?
Sono mosso dalla stessa identica passione, che è quella per questo meraviglioso e maledetto lavoro che è il giornalismo.