ARTICOLI
Lavorare con lentezza
Operaincerta, 14 novembre 2018
Enzo Del RE, il corpofonista pugliese
Su queste pagine circa una decina di anni fa si era parlato di lavoro (Lavoratori?, Operaincerta #32, marzo 2008) e io, che volevo fare l’originale a tutti i costi, avevo scritto un articolo a proposito del saggio Il diritto all’oziodi Paul Lafargue.
Questo mese, invece, considerando che l’argomento su cui scrivere è proprio l’ozio, mi vedo costretto, per pareggiare i conti, a parlare di lavoro. Però, per non rischiare una ramanzina da parte del direttore, eviterò di andare completamente fuori tema parlando di chi ha sempre sostenuto che a lavorare con velocità “ci si fa male e si finisce in ospedale”. E, giustamente, “la salute non ha prezzo”.
Si tratta di Enzo Del Re, un cantautore/cantastorie pugliese morto nel 2011.
Diplomato al conservatorio, Del Re ha sempre rifiutato di suonare gli strumenti tradizionali, utilizzando al loro posto oggetti quotidiani e materiali di recupero (il suo “strumento” preferito era una sedia).
Tra le figure più radicali del movimento politico-musicale degli anni settanta, nei suoi spettacoli, veri e propri happening musicali, imprevedibili, provocatori e interminabili (uno dei suoi slogan preferiti era «resistere un minuto più del padrone» e poiché per lui il padrone dell’artista era il pubblico, restava sul palco finché l’ultimo spettatore non fosse andato via), il “corpofonista” pugliese (utilizzava anche il proprio corpo per dare ritmo alle sue canzoni) ha spesso denunciato l’alienazione del lavoro in fabbrica e guardato al rifiuto del lavoro come a un valore morale. Denunce portate attraverso le sue canzoni, che avevano sempre quei toni lievi e ironici che gli erano congeniali, dense di giochi di parole e aforismi (“Adoro il lavoro ma detesto la fatica”).
La carriera musicale di Del Re è stata lunga e articolata. Ha iniziato collaborando con Antonio Infantino, è passata attraverso Dario Fo, è proseguita partecipando agli spettacoli organizzati dal circuito della sinistra radicale. Questa sua coerenza ideologica lo ha di fatto portato ad autoescludersi dal circuito commerciale della canzone d’autore. Del Re non si è mai registrato alla Siae, ha sempre autoprodotto i suoi dischi e, per i suoi concerti, chiedeva sempre di essere retribuito con l’equivalente di una giornata di lavoro da metalmeccanico.
I due suoi più famosi brani (entrambi tratti dall’LP del 1974 Il banditore) sono Lavorare con lentezza, che nel 2004 è stata inserita nella colonna sonora dell’omonimo film di Guido Chiesa, che ha volutamente ripreso il titolo della canzone, e Tengo na voglia e fa… niente, brani che Del Re ha riproposto, insieme a Vinicio Capossela, al concerto del Primo maggio del 2010, una delle sue ultime e memorabili apparizioni pubbliche.
A Enzo Del Re, Angelo Amoroso d'Aragona ha dedicato il documentario Io e la mia sedia.