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Ragusa-Bolzano, (per ora) solo andata
Italianotizie, 9 novembre 2018
Intervista a Chiara dipasquale, ingegnere emigrata per lavoro
 
 Si chiama Chiara Dipasquale, ha 34 anni, è nata a Ragusa ma da più di otto anni vive e lavora a Bolzano. L’abbiamo incontrata.
Chiara, raccontaci il percorso che dal capoluogo ibleo ti ha portato lassù fino in Alto Adige?
                Ho frequentato il liceo scientifico “Enrico Fermi” di Ragusa   perché ero attratta dalle materie scientifiche e, volendo continuare su   quella strada, mi sono iscritta alla facoltà di ingegneria a Catania.   Per la triennale ho scelto “Ingegneria del recupero edilizio e   ambientale” e, al termine del biennio di specialistica, mi sono laureata   con una tesi sugli impianti per il raffreddamento degli edifici con   energia solare, un tema  che guarda al comfort di chi vive le abitazioni   e che sfrutta le risorse naturali disponibili.
Guardando al tuo percorso di studi, mi viene da pensare che nel tuo ambiente lavorativo ci siano più maschi che femmine.
                In effetti è così e spesso mi ritrovo ad essere in minoranza.   Ma è una cosa che da un lato mi gratifica, nel senso che in questo modo   posso dimostrare che questo tipo di lavoro non è una quesitone di   genere, dall’altro è vero però che ho come la sensazione che, per essere   presa in considerazione, mi tocca sgomitare un po’ di più. In ogni caso   l’importante è fare ciò che piace. E questo vale sia per quanto   riguarda il mio lavoro che per qualsiasi mestiere si voglia fare. Se non   è così diventa difficile portare a termine ciò che si è iniziato.
Non ci hai però ancora detto come sei finita a Bolzano…
                Dopo la laurea, mi sarebbe piaciuto fare qualcosa che mi   consentisse di continuare gli studi, magari con un master o un   dottorato, e possibilmente non a Catania ma fuori dalla Sicilia giusto   per vedere un po’ com’era il mondo oltre lo Stretto. Per l’università   ero rimasta vicino casa e quindi avevo voglia di fare altre esperienze.   Ne ho parlato con il mio professore di riferimento, lo stesso che mi   aveva consigliato il tema della mia tesi, e lui, grazie ai suoi   contatti, mi ha proposto un dottorato a Bolzano presso l’Eurac. Mi sono   così “imbarcata” in questa avventura e alla fine sono rimasta qui. In   realtà, durante il dottorato, per un periodo, sono stata anche   all’estero, ma poi, quando ho dovuto scegliere se tornare a casa o   restare a Bolzano, ho scelto di restare. A questo genere di bivio, nel   corso del tempo, ci sono arrivata più volte e, per diverse motivazioni   sia lavorative che personali, finora ho sempre scelto di fermarmi qui.
Che lavoro svolgi per l’Eurac?
                Mi occupo di efficienza energetica e uso di energie rinnovabili negli impianti di condizionamento degli edifici.
Come ti trovi a vivere in un posto che sembra essere agli antipodi rispetto a quello in cui sei nata?
                Ti confesso che qui ormai mi sento come se fossi a casa, e la   cosa mi stupisce non poco, considerando che si tratta di due mondi molto   diversi. Diciamo che mi sento a casa sia qui che a Ragusa.
Come fai a sentirti a casa in entrambi i posti?
                Non lo so, ma è così. Qui sto bene e l’essere circondata da   tanta natura aiuta. È una città molto vivibile e a dimensione d’uomo.   Ovviamente ci sono alcune cose che mi mancano. Ad esempio soffro perché   Ragusa e Bolzano non sono ben collegate e dunque tornare in Sicilia non è   facilissimo. Vengo giù in estate, a Natale e se posso a Pasqua, ma mi   piacerebbe tornare più spesso. Di conseguenza mi mancano i miei e i miei   amici. Con la famiglia e con gli amici proviamo a incontrarci in giro   per l’Italia. Comunque qui non si sta male, o quanto meno io cerco di   starci bene perché, se si decide di vivere in un posto, bisogna fare in   modo di viverci bene. Per questo è opportuno impegnare il proprio tempo   libero con altre attività che non sia il solo lavoro.
In questo tu sei stata molto brava: so che ti piace andare in bici, correre, e inoltre suoni in un gruppo. Ne vogliamo parlare?
                Andare in bicicletta, qui, è quasi un obbligo perché utilizzare   l’auto è complicato e snervante. Bolzano è piena di piste ciclabili, ce   n’è una che percorre il fiume partendo dalla città e arrivando fino in   zona industriale dove lavoro io, e quindi diventa piacevole utilizzare   le due ruote, anche in inverno. D’altra parte, almeno per me, è meglio   prendere un po’ di freddo che restare bloccati nel traffico. Il piacere   per la corsa invece mi è nato qualche anno fa. All’inizio correvo per   tenermi in forma, ma poi ci ho preso gusto e adesso mi piace proprio.   Però non vivo la corsa come un impegno inderogabile, ma come un qualcosa   che mi fa stare bene.
Da quello che capisco, un’altra cosa che ti fa star bene è il rapporto con la musica.
                Fin da quand’ero ragazza ho strimpellato la chitarra, ma sono   sempre stati momenti di condivisione con gli amici, con gli scout. Qui a   Bolzano, con i colleghi si voleva fare qualcosa per passare il tempo in   modo piacevole e divertente e alla fine abbiamo deciso di mettere su un   gruppo musicale. Io suono la chitarra e canto, ma non abbiamo grandi   ambizioni.
Quindi non ti vedremo mai a Sanremo…
                Non credo proprio, siamo dei dilettanti che occupano parte del   proprio tempo libero suonando. Tutto qui. Quest’estate abbiamo suonato   qualche volta sul lungofiume davanti a un piccolo pubblico di   ammiratori. Non credo che andremo molto oltre perché ciò richiederebbe   tempo e impegno e al momento non siamo in grado di garantirlo.
Che genere di musica suonate?
                Sono pezzi che scrivono i miei compagni di avventura. Quanto al genere, diciamo che è sullo stile “cantautori”.
Tu invece che musica ascolti?
                Un po’ di tutto. La musica mi piace a 360°, soprattutto quella dal vivo.
Da come parli mi sembra che non sia assolutamente pentita   della scelta che hai fatto. Ma se ti venisse offerta la possibilità di   tornare a Ragusa, accetteresti?
                A tornare giù ci penso spesso ma tornerei solo a condizione di   fare qualcosa di bello e veramente soddisfacente. Non sono una di quelle   che dice “mai più a casa”, ma al momento non ho una motivazione così   grande da lasciare qui e spostarmi.
Cosa ti manca di più? La focaccia ragusana, la famiglia, gli amici o il mare?
                Difficile rispondere a questa domanda. Quando penso a casa   penso un po’ a tutte queste cose contemporaneamente. Come ti dicevo   prima, con gli amici ci si incontra in giro, con la famiglia ci vediamo   ogni qualvolta posso scendere giù, mentre per le focacce e il mare,   cerco di fare scorta quando sono a Ragusa.
Chiara, dicci la verità, tu adesso ti senti più ragusana o più bolzanina?
                Sono e sarò sempre ragusana, anche se vivo ormai da qualche   tempo a Bolzano e probabilmente anche l’accento mi sarà un po’ cambiato.   Ma sono fiera di essere ragusana ed è una provenienza che non rinnego.   Ma sono anche un po’ bolzanina perché ormai guardo a certe cose con un   occhio diverso rispetto a prima. Ci si può sentire bolzanini con spirito   ragusano?