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Un nuova (vecchia) avventura

Operaincerta, 14 agosto 2017

 
Parte il progetto Operaincerta Editore.

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All’inizio degli anni Duemila andavo spesso in Francia a trovare mio figlio che all’epoca viveva lì con la mamma. Durante uno di quei viaggi, era il febbraio 2003, mi venne in mente l’idea far nascere un giornale.
Al ritorno a Ragusa ne parlai con i miei amici più cari, persone con le quali condividevamo diverse passioni tra cui la scrittura, e, tra una cena e un’altra, un bicchiere di birra o di vino, nacque il progetto “Operaincerta”, anche se non fu subito battezzato con quel nome.
Infatti, se tutti eravamo più o meno d’accordo sulla tipologia della rivista, le discussioni focalizzarono sul nome. Doveva essere identificativo, avere un filo che lo unisse al territorio, e che fosse, naturalmente, anche bello e originale.
Alla fine, nonostante il muso lungo dei dubbiosi (“è troppo lungo”, “è difficile da memorizzare”, è troppo…”), si scelse Operaincerta perché “identifica bene il nostro territorio”. Operaincerta, Opus incertum, in effetti è la tecnica utilizzata dai romani per realizzare i paramenti dei muri, reinterpretata nella nostra zona per costruire i caratteristici muretti a secco che dividono i terreni.
Dunque un giornale mensile online (una scelta snella, economica e, per l’epoca, innovativa, i web magazine si potevano contare sulle dita di una mano) che, nelle intenzioni iniziali doveva occuparsi soprattutto di quello che accadeva dalle nostre parti.
Le idee, però, sono belle finché piacciono e a noi, dopo qualche mese, la prospettiva di uscire ogni mese con un numero monografico ci piacque di più. E così fu.
Dal quarto numero, tema del mese “La cultura: a che serve, a chi serve, quando serve, dove serve?”, si cambiò formula e questo cambiamento fece la fortuna della rivista.
Per 24 mesi “Opera” (è il nostro modo affettuoso con cui la chiamiamo) è uscita da abusiva, nel senso che pubblicavamo senza alcuna autorizzazione da parte del tribunale, nel frattempo uno dei sette si era iscritto all’Ordine dei Giornalisti e così il 6 agosto 2015 (la rivista esce uscì tutti i 14 del mese ma quella volta siamo arrivati “lunghi” per aspettare l’ok del tribunale) era online il numero 1 di Operaincerta, direttore responsabile Antonio La Monica, tema “Via vai”, un numero dedicato all’immigrazione.
Eravamo partiti in 7, due anni dopo eravamo una ventina. Tra questi Lorenzo Vecchiato, trevigiano e amante del blues. “Tracce di blues” era la sua rubrica.
A Lorenzo nel 2004 viene diagnosticato un tumore al cervello, nel maggio di due anni dopo il nostro amico non c’era più. Doveva compiere 42 anni.
Tre anni di amicizia e una trentina di articoli per “Tracce” non sono pochi, per la quantità di scritti e per il legame con l’uomo.
La sua famiglia, per ricordarlo, ci chiede di raccogliere i suoi articoli in un libro. Nasce così il primo libro di Operaincerta Editore.
Negli anni che seguono pubblichiamo altri nove libri: “Come bere bene” (Salvo Foti), “Opere complete di Paolo Maura” (a cura di Carlo Blangiforti), “Quel treno per la Polonia” (Marinella Tumino), “L’araldica impostura” (Saro Distefano), “Parole degli iblei” (Autori vari), “Tre per tre” (Carlo Blangiforti, Saro Distefano e Vito Campo), Quattro racconti (Vito Campo), “Quaderni tanzani” (Giuseppe Cusumano), “Urlano anche i topi” (Carlo Blangiforti), tutti volumi che hanno un unico filo conduttore: sono scritti (o curati) da collaboratori della rivista.
Adesso abbiamo deciso di dare un altro respiro alla nostra esperienza editoriale e fare di Operaincerta Editore una casa che non si limiti a pubblicare i lavori di chi ci è vicino. Crediamo nei libri, e pensiamo che la lettura possa contribuire a rendere migliori sia noi che il mondo in cui viviamo.
Per questo, se anche voi lo pensate, e avete un manoscritto nel cassetto, romanzo, raccolta di poesie, saggio, narrativa per l’infanzia o altro che sia, inviatecelo. I nostri collaboratori, esperti nel settore dell’editoria, della comunicazione e del marketing lo valuteranno e faranno diventare il vostro sogno un vero e proprio libro.
Perché Operaincerta Editore da sempre ama i libri e chi li scrive.
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