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Il rugby diventa adulto / 3

Padua360°, 22 maggio 2016

 
Storie di rugby
 
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È una settimana di attesa e di mobilitazione per la partita dell’anno. “Fiato alle trombe per la partitissima del campionato di serie D di rugby. Domenica alle ore 11, allo stadio dell’Enal di via Archimede, il quindici ragusano affronterà il Milazzo: vale a dire che si troveranno di fronte le due capoliste, le due squadre che, a tre giornate dalla conclusione, si trovano a condurre a quota 16. […] All’andata il Ragusa, in formazione rimaneggiatissima, fu vittima di un vero e proprio pestaggio ed ovviamente i nostri rugbisti si son legati al dito quello sfortunato episodio: domenica si avrà la grande vendetta, logicamente a suon di mete e di calci piazzati. […] Per domenica l’allenatore Tumino spera di mettere in campo la formazione migliore. E i tifosi faranno il resto: ci saranno trombe, altoparlanti, microfoni; ci sarà insomma un gran tifo organizzato per onorare la partitissima e per far da cornice al clou dell’intera annata rugbistica della serie D” (La Sicilia, 12.02.1971).

Effettivamente, quella mattina, lo stadio Enal si presenta come una vera e propria bolgia. Gli spettatori sono oltre 1.000, un numero impressionante per quei tempi e per uno sport praticamente appena nato. La partita viene vinta dai ragusani per 9 a 6 ma il risultato non rende l’effettiva differenza tra le due squadre. Marcatori per i biancazzurri Ciccio Tumino, due calci, e Nicola Rauseo, una meta.

E a fine partita per Tumino c’è da onorare una promessa: tagliarsi baffi e pizzetto in caso di vittoria.

L’entusiasmo in città è alle stelle e tutti adesso aspettano gli spareggi per la promozione.

La domenica successiva i ragusani vanno a passeggiare a Palermo (15 a 3) mentre la seguente l’incontro casalingo contro il Misterbianco viene rinviato per le cattive condizione climatiche.

Nell’ultima di ritorno il Ragusa osserva il suo turno di riposo e l’11 aprile batte il Misterbianco, facile, per 45 a 5. Adesso c’è solo da aspettare gli spareggi.

Si inizia la settimana successiva, a Messina, avversario il Salerno.

Tutti danno gli iblei per strafavoriti ma i guai, tanto per cambiare, non arrivano dal campo quanto dal portafogli: “I rugbisti dal Ragusa potranno giocare a Messina?” si chiede La Sicilia del 15 aprile. “I guai, come ci diceva il presidente del Ragusa Rugby, Gianni Papa, si hanno nel settore... economico. Come fare ad affrontare le due trasferte per queste finali? Attualmente la società si trova al... verde e se non riceverà l’aiuto dagli enti pubblici si dovrà rinunciare mestamente alle gare decisive e conclusive”.

I soldi, come fortunatamente spesso accade, all’ultimo momento arrivano e così si parte per Messina.

La partita inizia male per i ragusani: al settimo un calcio piazzato di Caravano porta in vantaggio il Salerno. Il Ragusa sembra accusare il colpo e occorrono 40 minuti perché si riesca a pareggiare. Al 10° un drop di Lucifora porta sul 3 a 3 l’incontro.

La svolta al 23° quando ancora Lucifora realizza una meta che Tumino trasforma. A questo punto la partita sembra decisa. Il Salerno, stanco, non appare più in grado di reagire e gli iblei con una meta all’ultimo minuto di Mimmo Arezzo danno una dimensione più rotonda al successo: 11 a 3 e si pensa già alla finale da giocare contro il Segni che ha battuto il Milazzo nell’altro spareggio.

La Federazione sceglie Napoli come sede della finale. La scelta viene giudicata negativa dalla società ragusana sia per la relativa vicinanza del capoluogo campano alla città laziale, che per la notevole distanza che c’è tra Napoli e Ragusa.

“Siamo disperati – ci diceva il presidente Gianni Papa – non abbiamo una lira e ci si parano davanti tanti ostacoli di natura logistica. Siamo a un passo dal grande traguardo ma siamo costretti a lottare contro tutto e contro tutti. […] Protesteremo energicamente tramite la nostra federazione regionale; vediamo cosa si può fare. Ma a Napoli non dovevano fissarla questa finalissima. Oltretutto il Segni la semifinale l’ha disputata proprio all’Arenaccia [l’attuale stadio ‘Albricci’ di Napoli, ndr]” (La Sicilia, 28.04.1971).

Ancora una volta ci pensa santa colletta a risolvere i problemi economici. Grazie a una raccolta pubblica si riescono a racimolare i soldi per pagare le spese della trasferta.

L’incontro si disputa il 2 maggio. Il Ragusa arriva a questa finale sapendo di affrontare una buona squadra ma consci della propria forza.

Gli iblei scendono in campo con la seguente formazione: Rauseo, Fiorilla, Lo Monaco; Tidona, Raniolo; Iurato, Scrofani, Nicastro; Tumino, Nicita; Arezzo, Gurrieri, Leggio, Di Pasquale, Gallitto.

Il primo tempo è molto equilibrato e si chiude senza che si registri alcuna marcatura. L’equilibrio si rompe all’ottavo quando Nicita va in meta per i biancoazzurri. Il Ragusa gioca meglio e fa valere la sua freschezza atletica e la migliore organizzazione di gioco. La meta di Turi Leggio, al 36°, serve solo ad arrotondare il risultato finale. E l’8 a 0 non lascia dubbi su chi fosse la squadra più forte. E “Il rugby ibleo è diventato adulto”, come titola La Sicilia il 4 maggio.

La città è in festa per una promozione arrivata al quarto anno di attività ma al primo in cui si sono fatte le cose sul serio. Una promozione arrivata grazie a 13 vittorie e una sola sconfitta giocando l’intera partita con un uomo in meno.

La percezione di aver fatto qualcosa di straordinaria c’è in tutti i giocatori ma la dimensione di quanto sia grande si ha soltanto quando si viene a sapere che il Ragusa Rugby è la squadra che ha fatto meglio tra le compagini che hanno partecipato a tutti i gironi italiani di Serie D e che Ciccio Tumino ne è il miglior realizzatore.

La Sicilia dedica parecchio spazio al successo dei rugbisti iblei, sottolineando soprattutto il fatto che la squadra è formata interamente “da ragusani purosangue, una squadra che si è tenuta su soltanto con l’entusiasmo e la passione degli atleti e dei dirigenti; una squadra che ha dovuto superare tantissimi ostacoli di natura economica e che sovente ha corso il rischio di dover rinunciare ai domenicali impegni per mancanza di quelle poche decine di migliaia di lire per affrontare il viaggio”. C’è adesso da pensare al futuro, “a rendere meno impossibile la vita a questi giovani sportivi, a questo manipolo di ragazzi che onora il vessillo di Ragusa sportiva: bisognerà insomma aprire gli occhi e incominciare a guardare al rugby non come a qualcosa dell’altro mondo, ma come ad una realtà che non si può ignorare”. (La Sicilia, 12.05.1971)

Crediamo sia così da tempo… [3/3]