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Il triennio di "Taralla"

Padua360°, 31 gennaio 2016

 
Storie di rugby
 
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Nel numero precedente vi avevamo raccontato dei primi passi del rugby a Ragusa, con Franco Pintaldi che recluta un gruppo di giovani e li avvicina al mondo della palla ovale, e poi la prima amichevole, persa, con l’Amatori Catania.
Due settimane dopo quella partita sarebbe dovuto iniziare il campionato di serie C, stagione 1967/1968, che, all’ultimo momento, viene prima rinviato e poi sostituito con una specie di campionato riserve giocato dalle squadre cadette di Amatori Catania, Cus Catania, Amatori Messina e Cus Messina. Oltre a quello che ancora si chiamava A.S. Rugby Ragusa.
È l’epoca dell’improvvisazione e del pressappochismo: incontri rinviati chissà perché, giornate che non si disputano, gironi di ritorno annullati, squadre che vengono sostituite all’ultimo momento. È un po’ il far west del rugby riciliano, ma ai ragusani torna utile per fare esperienza e farsi trovare pronti quando, nel 1970, il XV ibleo si iscrive al campionato di serie D.
Improvvisazione e pressappochismo. Il 19 novembre 1967 il Rugby Ragusa avrebbe dovuto esordire in campionato, con l’Amatori Catania, ma all’ultimo momento ci si rende conto che il campo, il polveroso Enal, è già impegnato dal Ragusa Calcio e quindi si deve rinviare.
Una settimana dopo ci si riprova e finalmente si può giocare. Anche il risultato sorride ai biancazzurri.
Questo scrive il quotidiano La Sicilia qualche giorno dopo: “Migliore esordio per il rugby a Ragusa non poteva di certo aversi. Domenica allo stadio Enal si erano dati convegno un migliaio di sportivi attratti anche dalla novità dell’avvenimento. […] I ragazzi locali, ben diretti da Franco Pintaldi, hanno ripagato tutto quel calore, riuscendo a conseguire una esaltante vittoria sull’Amatori Catania che, alla vigilia, veniva dato come il gran favorito del girone. Nel corso della gara si è visto del buon rugby e parecchi dei nostri ragazzi hanno messo in luce buone doti. Certamente nel prosieguo del torneo il complesso ragusano acquisterà esperienza e mestiere e tutto ciò servirà da buon viatico per l’attività futura”.
Belle parole, nonostante si sia vinto solo per 8 a 3 e contro la squadra riserve dei catanesi. Ma servono a “lanciare” il nuovo sport.
Le “sorprese” organizzative non finiscono qui. La settimana successiva i ragusani vanno a Catania, e perdono con il Cus per 6 a 0, poi dovrebbero ospitare l’Amatori Messina ma la gara, chissà perché, non si disputa.
L’entusiasmo comunque è grande. Pintaldi, su La Sicilia del 28 dicembre: “I ragazzi non solo hanno fatto punti ma hanno dato pure spettacolo. Certo, mancano di esperienza, ma hanno tanto ardore che suppliscono all’inesperienza e affrontano a viso aperto, da pari a pari, qualsiasi avversario. La gara contro i peloritani? Certo che sarà recuperata! E dopo, verso la seconda quindicina di gennaio, prenderà il via il girone di ritorno”.
Invece la partita con l’Amatori viene prima annunciata per il 14 gennaio 1968 ma poi, nella notte tra sabato 14 e domenica 15, la federazione regionale comunica alla società iblea che il Messina non si presenterà a Ragusa e che l’indomani il Rugby Ragusa affronterà, ancora una volta, il Cus Catania.
E siccome al “peggio” non c’è limite, del fantomatico girone di ritorno non si saprà più nulla.
Qualcuno se ne lamenta (“Ma che succede? Indubbiamente il campionato di serie C di rugby, che dipende dal comitato regionale, viene considerato in scarsissima considerazione dagli organi responsabili e ciò di certo non favorisce lo sviluppo e l’incremento di uno sport che invece avrebbe bisogno di cure, di passione, di uomini disposti al sacrificio” [La Sicilia, 17.01.1968]), ma la stagione si conclude qui.
Per la successiva, 1968/1969, alla serie C si iscrivono “ben” 5 squadre: le messinesi Cus e Clan, il Cus Catania e il Reggio Calabria.
Per il Ragusa non è facile competere con avversarie di quel calibro, tant’è vero che alla terza giornata i verdi (quell’anno i ragusani giocavano chissà perché con le magliette verdi) sono ancora a 0 punti, hanno il peggior attacco (20 punti segnati) e la peggior difesa (94 subiti). Però, stando a quello che scrive un cronista del quotidiano catanese, attorno ai giovani della squadra c’è interesse visto che, a una delle partite, “è prevista la presenza del selezionatore della nazionale giovanile che ha sotto osservazione Gallitto, Tumino, Cafiso e Lucifera”.
I risultati latitano e fuori dal campo le cose non vanno meglio: per la seconda volta nel giro di poco dei vandali fanno irruzione negli spogliatoi devastando le docce e rubando palloni, magliette e scarpette.
Gli animi sono evidentemente esasperati e così, quando durante Ragusa-Cus Messina, l’arbitro, tale Piazza della sezione di Catania, fischia un fallo inesistente contro i padroni di casa, che iniziano a protestare con così tanta veemenza da indurre il fischietto catanese a sospendere la partita e mandare tutti negli spogliatoi. La partita verrà poi data vinta a tavolino ai peloritani e il capitano ibleo, Gino Scrofani, verrà squalificato per un turno. Di quella stagione, a quel punto, sui giornali se ne perdono poi le tracce.
Stagione 1969/1970: finalmente si organizza qualcosa che somiglia sempre più a un vero campionato, anche se l’improvvisazione è ancora tante e le squadre che partecipano sono solo sei: Clan Messina, Barcellona, Milazzo e i due Cus, Catania e Messina, oltre che naturalmente Ragusa.
Improvvisazione… le prime due giornate vengono rinviate, non si sa perché, e si inizia a giocare il 4 novembre, un martedì. A guardare Ragusa-Barcellona ci sono 500 spettatori, nonostante si giochi alle 10 di un giorno settimanale. I ragusani vincono per 17 a 5 al termine di una partita definita “spumeggiante e convincente. Scrofani e compagni sono apparsi maturi, hanno giostrato come vecchie volpi e non sono incappati in quelle ingenuità che in passato, sovente, avevano loro impedito di conquistare meritate affermazioni” (La Sicilia, 07.11.1969).
In effetti in quella stagione diverse sono le soddisfazioni per i colori biancazzurri, che finalmente giocano decentemente e vincono diversi incontri.
Ma c’è un argomento che appassiona più delle vittorie: il campo di rugby. Il 4 febbraio 1969 Pintaldi, intervistato da La Sicilia, annuncia che il comune di Ragusa ha deciso di cedere “8.000 metri quadrati di terreno per il campo di rugby che sarà realizzato dalla Federazione. Non appena alla F.I.R. perverrà la comunicazione ufficiale, si darà il via ai lavori. Il campo dovrà sorgere in contrada Selvaggio, nella stessa zone ove è stato realizzato il Polisportivo”. Quanti anni si aspetterà per avere il campo di rugby, che tra l’altro non è sorto in contrada Selvaggio? Lasciamo stare…
Di buono c’è che, finalmente, il rugby ragusano sta per uscire dall’epoca dell’improvvisazione e sta per darsi una struttura e un’organizzazione che, negli anni successivi, lo porterà a diventare una delle società più importanti del Meridione d’Italia.
Ma di questo parleremo più avanti.