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I numeri del rugby: 4 e 5

Ragusarugby, 23 ottobre 2014

 
Peppe Gurrieri, Direttore Tecnico del Padua, ci spiega l'importanza dei numeri sulle maglie da gioco

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Buongiorno Peppe, ci si rivede per la seconda puntata di questa rubrica dedicata ai numeri del rugby. Il mese scorso abbiamo parlato della prima linea, oggi approfondiamo la seconda, quelli con i numeri 4 e 5. In inglese si chiamano “lock” che vuol dire “bloccare” o “chiudere”. Ti sei mai chiesto il perché?
No, anche perché io li ho sempre conosciuti con il termine Second Row. Forse li chiamano in quel modo perché in fondo è come se fossero i serramenti delle prime linee.

Ci spieghi quale funzione hanno, sia in mischia chiusa che in touche?
Chi gioca in quel ruolo è sempre il più alto della squadra e, a un occhio poco esperto, potrebbero sembrare dei lungagnoni che hanno solo il compito di prendere la palla in touche. In effetti non è così. Non lo è mai stato, ma a maggior ragione, non lo è nel rugby moderno.
In touche saltano oppure alzano senza differenza, perché ormai non si fa più questa distinzione che invece si faceva un tempo. Ma anche nella mischia ordinata hanno un ruolo fondamentale, visto che sono la forza motrice del pack. Perché se la prima linea serve a tenere in piedi la mischia, la seconda è quella che imprime la spinta e la fa avanzare. A questo scopo, più si è alti, più forza si riesce a mettere. In pratica le seconde linee sono le bielle del “motore mischia”.

Si dice che una seconda linea dev’essere un giocatore polivalente. Oltre a spingere e a saltare, che altro deve saper fare?
Atleticamente dev’essere, nonostante l’altezza, molto forte, e deve essere in grado di giocare quasi come se fosse un trequarti. È evidente che non può essere altrettanto veloce, ma dev’essere bravo a correre, a passare, a rompere i placcaggi. Avere in squadra una seconda linea con queste caratteristiche fa la differenza.

Mi stai dando la descrizione di un superman.
E non finisce mica qui… A una seconda linea si chiede anche di essere il primo portatore in caso di mini-unit e il primo guastatore in caso di attacco alla difesa avversario.

Dunque mi pare di capire che definire il ruolo di seconda linea come un accessorio della prima sia una vera e propria stupidaggine.
È vero, e solo agli occhi meno esperti la seconda linea può apparire tale. In realtà si tratta di uno dei ruoli più importanti in squadra. E se un tempo il 4 e il 5 effettivamente toccavano pochi palloni, ormai non più così.

C’è differenza tra giocare a destra o a sinistra?
Nessuna. Si gioca a destra o a sinistra soltanto perché ci si trova meglio a usare una spalla piuttosto che l’altra. Il lavoro che svolgono è lo stesso.

Due domande secche. Dovendo scegliere, meglio avere due bravi in touche o in mischia chiusa?
La seconda linea ideale dev’essere forte in entrambi i fondamentali, ma visto che nel rugby moderno si giocano ormai poche mischie, dovendo scegliere schiererei chi mi garantisce di più in touche.

Ed è meglio avere due seconde linee più forti in difesa o in attacco?
Farei giocare quelli più bravi in attacco. Sperando che poi a coprire ci pensino i trequarti o le terze linee, altrimenti sarebbero guai.

Peppe, sto capendo che una seconda linea deve saper fare un mucchio di cose. Ma qual è quella alla quale non si può assolutamente rinunciare?
Deve avere un carattere forte, perché, come in tutti i ruoli di mischia, devi costantemente confrontarti con un diretto avversario. Se non riesci a importi, rischi di creare un sacco di difficoltà alla tua squadra.

Adesso dimmi due seconde linee, una straniera e una italiana, che vorresti nella tua squadra.
Parlando di carattere, sceglierei l’irlandese Paul O’Connell. Come italiano, invece, mi piace molto Francesco Minto.