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Un ulivo a Regina Coeli

Italianotizie, 14 ottobre 2014

 
LA COMUNITÀ EBRAICA CAPITOLINA HA PIANTATO UN UN ULIVO ALL'INTERNO DEL CARCERE ROMANO

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Sono diversi i motivi per cui Israele è l’unico paese che è arrivato al 21° secolo con un numero di alberi sempre in crescita. Il più importante si chiama Keren Kayemeth Leisrael, una Onlus multinazionale che in Italia è rappresentata dal KKL Italia Onlus. Nei suoi 110 anni, ha piantato oltre 240 milioni di alberi e gestisce oltre 100 mila acri di boschi naturali.

Il KKL vive grazie ai suoi benefattori. I suoi progetti hanno salvato gran parte del territorio israeliano: dal rimboscamento all’approvvigionamento dell’acqua con i bacini idrici che funzionano da collettori di acqua piovana, al riciclo delle acque sporche per l’uso agricolo ed industriale, alla bonifica di varie zone con ruscelli inquinati. Molte nazioni hanno chiesto suggerimenti per combattere la crescente desertificazione mondiale.

Nell’ambito delle celebrazioni per il 71° dalla prima deportazione avvenuta a Roma per mano dei nazisti il 16 ottobre 1943; alla presenza di alcuni ex deportati, i vertici della Comunità Ebraica di Roma, l’ambasciatore dello Stato di Israele e diverse altre autorità, in un giardino all’interno del carcere romano di Regina Coeli è stato piantato un ulivo delle colline di Gerusalemme.

La vecchia prigione situata a Trastevere, fu per centinaia di persone il drammatico inizio del percorso finale che si concluse nelle camere a gas di Auschwitz-Birkenau.

-Il 16 ottobre 1943 è una data importante per la comunità ebraica di Roma, ma anche per la città intera. Per gli ebrei romani è l’ultima tappa di un triste itinerario iniziato nel settembre del 1938 con la promulgazione delle leggi razziali. Tra queste due date esiste un profondo legame: per molti ebrei romani infatti le leggi razziali hanno rappresentato l’anticamera dei campi di sterminio nazisti. Il 1938 è un anno cruciale. La vita cambia in tutti i suoi aspetti, pubblici e privati. È una svolta che coinvolge tutti gli ebrei, dai bambini agli anziani, da chi nasce a chi muore. Dal 1938, infatti, “ufficialmente” gli ebrei non muoiono più in Italia: è vietata anche la pubblicazione dei necrologi sui giornali. Dal 1938 gli ebrei in Italia devono diventare “invisibili”. Tuttavia, come avrebbe mostrato il 16 ottobre, gli ebrei erano molto visibili, facilmente reperibili: erano registrati in una lista, quindi perfettamente identificabili, per separare il loro destino dal resto della popolazione romana.- (Tratto da “La resistenza silenziosa. Leggi razziali e occupazione nazista nella memoria degli ebrei di Roma” a cura di Marco Impagliazzo, Guerini e Associati, 1997)

– L’albero è forse, tra tutte le espressioni della natura, la più nobile – ha detto il presidente del KKL Italia Onlus, Raffaele Sassun – poiché è il solo che vince la lotta contro la legge di gravità, crescendo giorno dopo giorno nella direzione opposta, verso il cielo, senza però mai staccarsi da terra. L’albero, simbolo della continuità, crescerà e testimonierà alle prossime generazioni che quando c’è l’amicizia, quando c’è la fiducia, quando c’è la consapevolezza delle proprie ragioni, ogni miracolo è  possibile”-.

Non basta purtroppo la posa di un albero di pace all’interno di un famoso carcere, per tramutare in tetra memoria ed insegnamento, i rastrellamenti e le deportazioni che portarono oltre sei milioni di persone ad una inumana fine, oltre 70 anni fa. Lo Stato dovrebbe punire con particolare severità le prese di posizione dell’estrema destra e dell’avvocato di Priebke che ha commemorato uno degli aguzzini delle Fosse Ardeatine ad un anno dalla sua morte. Il capitano delle SS è morto a 100 anni “protetto dalla Legge” che per permettergli una passeggiatina quotidiana, ha fatto pagare agli italiani oltre un milione di euro l’anno.

Il dimenticatoio di un paese non ha fine: dove sta il reato per “ricostruzione del partito fascista”?