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Alla ricerca dei punti perduti

Ragusarugby, 14 febbraio 2014

 
Non accennano a spegnersi le polemiche nate dopo la partita Padua Rugby Ragusa – Svicat Lecce, anche perchÉ c’È chi, con argomenti pretestuosi, continua a soffiare sul fuoco
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Giovedì sera, sulla testata telematica Pianetalecce.it, è stato pubblicato un articolo dal titolo “Padua-Svicat: il video dell’aggressione sfuggita al Giudice Sportivo”, con annesso video che avrebbe dovuto documentare tale aggressione.

Usiamo il condizionale perché, secondo il dizionario Gabrielli della lingua italiana, per “aggressione” si intende “un assalto improvviso e violento”, mentre nel suddetto video tale “assalto” non c’è. A meno che per assalto, e dunque per aggressione, non si intenda una scazzottata tra due giocatori, scaturita da un placcaggio in ritardo, e prolungato, di un giocatore in maglia verde nei confronti del giocatore del Padua Cristian Iacono.

Di azioni simili, che comunque sono da condannare, se ne vedono durante le partite, qualunque sia la serie o la categoria, e spesso, per sdrammatizzare, vengono definite “uno scambio di idee tra giocatori”.

Nel caso di Pianetalecce si è certamente esagerato in senso opposto, con l’aggravante, però, di aver usato il titolo dell’articolo, che normalmente è un richiamo attenzionale, come una clava per attaccare e screditare l’avversario della squadra leccese.

Infatti, nel lungo articolo all’episodio in questione si dedica soltanto una minima parte marginale.
Per contro non si citano né si descrivono le continue vessazioni subite dal paduino Cristian Iacono durante tutto l’incontro e, soprattutto, quelle più pesanti e assolutamente gratuite quando lo stesso stava scontando i suoi 10 minuti di espulsione temporanea.

Nel pezzo, non firmato e in questi casi, per consuetudine, la paternità si dà al direttore della testata e dunque trattasi di articolo autorevole, si accusa qualcuno dell’entourage del Padua di aver proferito, si cita testualmente, “offese di natura razziale a un tesserato del club leccese”.
Non conosciamo la natura dell’offesa, nell’articolo non è specificata, così come non è precisato chi sia stato a pronunciare  tali offese. Quello che certamente è inoppugnabile è che le offese, anche di carattere razziale, se per razziale si può intendere essere apostrofato “siciliano di merda”, ne sono arrivate, e tante, indirizzate ai giocatori del Padua da parte dei giocatori dello Svicat.

Per “il diritto e il dovere di cronaca”, anche se non supportate da alcuna registrazione audiovideo, riportiamo alcune testimonianze, quelle che riteniamo idonee al racconto dei fatti e meno pesanti (il grave turpiloquio è sempre riprovevole perché comunica una pessima immagine di sé e  provoca l’ira di chi lo riceve).
Matteo Zazzera: “Ripescati del cazzo, siete merde da serie C”.
Riccardo Robuschi: “Vi mancano solo le gabbie”.

Ma se l’uso dell’eccessiva volgarità può essere giustificato  dall’adrenalina che si sviluppa durante la competizione agonistica, quello che non può essere assolutamente tollerato è quel “siciliano di merda”, pronunciato con rabbia e indirizzato al dottor Adolfo Padua, il medico sociale della squadra iblea, che di fatto presta la sua competente assistenza ad entrambe le squadre e che nel momento in cui è stato così gentilmente apostrofato, era reduce dal servizio di primo soccorso proprio ad un verde giocatore. Ancora con il corpo del reato in mano (il sacchetto del ghiaccio) si è visto assalire verbalmente da Zazzera con quell’appellativo, lasciando il mite medico sportivo completamente disorientato. Se lo sdoganamento della parolaccia può esser diventato uso comune, l’utilizzo della frase in questione offerta da chi sicuramente non è di Bolzano, risulta a dir poco paradossale.

Riccardo Robuschi, invece, non si è fermato alle parole dette in campo, per le quali potrebbe invocare l’attenuante di averle usate in piena trans agonistica. No, l’estremo dello Svicat, intervenendo in collegamento telefonico ad una trasmissione del canale televisivo della stessa testata leccese, ha rincarato la dose sostenendo, testuali parole, che “c’era chi era venuto per giocare a rugby e chi invece era venuto per menare in modo sleale”. Probabilmente si riferiva al fatto che diversi giocatori della squadra pugliese sono usciti dal campo malconci. “È il rugby, bellezza”, avrebbe detto Humphrey Bogart. E a rugby c’è contatto fisico, e ogni tanto si abbandona il campo malconci. Chi non vuole correre questi rischi si dia al golf.

Giornalisti non ci si improvvisa e, a volte, non basta nemmeno essere iscritti all’ordine professionale per definirsi tali.
Quanti hanno frequentato un corso di scrittura giornalistica sanno che, dando una notizia, bisogna raccontare per intero i fatti, spiegando che cosa è successo prima e contestualizzando l’accaduto.

Ma questo, in verità, dovrebbe saperlo anche chi non ha mai frequentato questo genere di corso. Basta solo un po’ di buon senso e di correttezza.

Buon senso e correttezza che dovrebbero avere anche i giocatori quando sono in campo e quando commentano le partite.

Purtroppo non è sempre così.