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Il festival lo organizziamo noi

Operaincerta, 14 settembre 2006

 
Intervista a GeneviÈve Girard e Bernard Batzen, i Direttori del festival “Les MÉditerranÉennes”.
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Come è nata l’idea di organizzare questo festival?
Geneviève: Semplice, abbiamo scoperto questa regione (regione Languedoc-Roussillon, dipartimento Pyrénées-Orientales, n.d.r.), e ce ne siamo innamorati! Noi produciamo spettacoli e così abbiamo voluto organizzare un avvenimento musicale in questa zona. Abbiamo ragionato per un anno intero sulle scelte musicali e sul luogo, alla fine abbiamo predisposto il progetto e siamo andati a parlarne con il sindaco di Céret, il quale ha accettato e così il festival è potuto partire, in piccolo, su due serate e a poco a poco si è sviluppato, fino ad arrivare a oggi.
Bernard: All’inizio il festival, per quanto riguarda la programmazione musicale, era dedicato soprattutto alla musica etnica. Poi, un po’ alla volta ci siamo rivolti anche ad altri generi musicali, aprendoci sempre di più.

A cosa è stato dovuto questo cambiamento?
Bernard: A più di una ragione. Innanzitutto una questione pratica: dopo qualche anno, era diventato estremamente difficile, restando concentrati sulla programmazione mediterranea, trovare il grosso nome, e avremmo finito per invitare nuovamente gli stessi artisti.
Contemporaneamente abbiamo anche cambiato la data del festival, anticipandolo da settembre ad agosto, cosa che ci ha obbligati a una programmazione di più largo consenso, più popolare.
Geneviève: Sì, e un’importante novità è che da due anni abbiamo un secondo palco dedicato agli artisti emergenti della regione.

Quindi la scelta del nome, I Mediterranei, è collegata alla programmazione musicale dell’inizio?
Geneviève: Sì, ma anche perché siamo vicini al Mediterraneo e ogni anno, tuttora, si esibiscono artisti mediterranei.

E perché avete cambiato sede, da Céret ad Argelès?
Geneviève: Per motivi politici: il sindaco di Céret era cambiato e poiché il nuovo non ci ispirava fiducia, non aveva voglia del festival, né noi avevamo voglia di lavorare con lui. Il festival per noi è una passione, non siamo obbligati a organizzarlo (per sette anni ci abbiamo anche perso dei soldi) e vogliamo lavorare con gente entusiasta come noi. Non ce n’era più e così ci siamo concessi un anno sabbatico, facendo sapere a tutti che volevamo gettare la spugna. Abbiamo avuto due offerte, da Argelès-sur-Mer e da Canet, e abbiamo scelto Argelès a condizione che si potesse avere esattamente questo posto, il parco del castello di Valmy.

Per l’organizzazione de “Les Méditerranéennes” avete preso spunto da qualche festival in particolare?
Geneviève: Partecipiamo a parecchi festival perché seguiamo molti artisti, e così cerchiamo di prendere le migliori idee di ogni occasione. Con “Les Méditerranéennes” abbiamo provato a organizzare il nostro festival ideale. I camerini degli artisti, solo per fare un esempio, sono decorati da volontari: avevamo visto le decorazioni dei camerini di un altro festival, ci siamo detti «ecco una bella idea» e abbiamo messo su una squadra di decoratori che ci segue ormai da dieci anni. Ecco, è un po’ in questo modo che cerchiamo di mettere insieme le buone idee perché il festival migliori sempre.
Bernard: Facciamo parte di un’associazione europea di festival che si chiama Yourope (http://www.yourope.org), un’associazione che riunisce alcuni dei più grandi eventi musicali europei come il Paléo Festival Nyon in Svizzera, Arezzo Wave Love Festival (sì, si chiama proprio così, n.d.r.) in Italia, il ParkPop in Olanda, il Roskilde Festival in Danimarca. Facciamo parte di questa rete e cerchiamo di prendere il meglio di ogni festival!

Nel corso della prima serata ne avete fatto cenno, potete spiegarci come selezionate gli artisti della cosiddetta nouvelle vague?
Geneviève: Abbiamo costituito una rete tra sale da concerto e festival che hanno luogo nella grande regione (il sud della Francia e la Catalogna spagnola, n.d.r.). C’è una sala a Montpellier (Victoire 2), una a Tolosa (Le Bikini), una a Perpignan (El Mediator), e il Comune di Barcellona che riunisce cinque club. E poi i festival, che sono Alors Chante a Montubain, Les Suds ad Arles, Mercat de Musica Viva a Vic, nella Catalogna del Sud. Dunque abbiamo creato questa rete e ogni componente propone a Les Méditerranéennes un artista della propria città o regione.

E gli artisti del palco principale, siete direttamente voi a sceglierli e invitarli?
Geneviève: Sì certo, questo è il talento di Bernard...
Bernard: Innanzitutto è la performance sul palco che ci fa preferire determinati artisti e poi, evidentemente, anche la loro notorietà, nel senso che sul palco principale portiamo artisti che sono conosciuti e che in Francia hanno già una certa reputazione.

Fin dalla prima serata abbiamo notato che i vari artisti proposti hanno stili molto diversi tra loro.
Bernard: Sì, è voluto, perché non vogliamo un festival troppo formattato. Ci piace molto l’idea di essere eclettici, aperti in diverse direzioni. Quest’anno ci siamo impegnati, riguardo all’ambiente, con il WWF: il festival versa al WWF un euro per ogni posto venduto. E questo per preservare la biodiversità. Ecco, per noi è importante preservare la diversità culturale, musicale.

E che idea avete del pubblico che interviene a questo festival?
Bernard: È la stessa cosa della musica, è un pubblico molto variegato.
Geneviève: Come provenienza geografica, il 70 per cento viene dalla regione, il resto dalle altre zone della Francia.
Bernard: Ciò che è interessante è che si vendono biglietti in tutta la Francia, anche se, evidentemente, la maggior parte del pubblico arriva da quest’area. Dall’estero arriva qualcuno da Barcellona.

Una domanda di parte, avete mai invitato ad Argèles artisti italiani?
Bernard: Sì, abbiamo avuto Roy Paci, i Mau Mau e, due anni fa, sul palco grande, i Modena City Ramblers, che sono stati davvero grandi!
Geneviève: In realtà avremmo voluto avere anche gli Avion Travel, e soprattutto Vinicio Capossela, che adoriamo e che qui non è per niente conosciuto, ma ci hanno chiesto un sacco di soldi. Gli artisti italiani sono troppo cari!
Bernard: Sì, i gruppi famosi in Italia non hanno capito che bisogna chiedere un po’ meno...

A proposito di artisti italiani, ieri sera Pauline Croze ci ha fatto pensare a Carmen Consoli. Che ne dite?
Bernard: Sì, certamente, sono proprio d’accordo.
Geneviève: A me piace molto Carmen Consoli! Abbiamo prodotto un suo concerto, a Parigi, in una sala da 400 posti.
Bernard: A dire il vero abbiamo anche pensato di invitarla qui.

Immaginiamo che occorra un grosso sforzo economico per organizzare un festival di questo genere.
Geneviève: Les Méditerranéennes per quest'edizione hanno un budget di, grossomodo, 720.000 euro. È tanto ma è il primo anno che abbiamo molti nomi così importanti. Tenete conto che possiamo contare per il 65 per cento su risorse proprie, nel senso di biglietteria e bar, per il 10 per cento su contributi istituzionali (Regione, Dipartimento, Comuni) e per il 25 per cento su numerosi sponsor privati.

Quanti spettatori prevedete di avere in queste tre serate?
Geneviève: Dunque..., l'anno scorso abbiamo avuto 12.500 spettatori, pubblico pagante...

Potremmo dire che “Les Méditerranéennes” è un festival catalano?
Bernard: Sì! (e contemporaneamente) Geneviève: No! (ridono)
Geneviève: ...siamo sempre d'accordo... (continua a ridere)
Bernard: Ma sì, siamo un festival catalano, siamo in Catalogna, e ogni anno abbiamo anche artisti che cantano in catalano...
Geneviève: D'accordo, qui tutto è catalano, ma noi non siamo catalani.
Bernard: Possiamo dire che lo eravamo di più all'inizio.

Possiamo chiedervi, in mezzo a tanta varietà, se tra gli artisti di quest'anno, ce n'è qualcuno che vi piace più degli altri?
Geneviève: Sì, direi Ilenes Barnes e Agnès Bihl.
Bernard: E a me, gli Ojos de Brujo e gli zZz (proprio i due gruppi che purtroppo non è stato possibile ascoltare!, n.d.r.).

[con Patrizia Boschiero]