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Turismo etico? Inseriamo anche l’area iblea

La Città, 12 agosto 2006

 
UNA FAMIGLIA DI TREVISO HA FONDATO UN’ASSOCIAZIONE PER CONOSCERE PIÙ A FONDO I SITI MENO BATTUTI DALLE AGENZIE DI VIAGGIO

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Vi ricordate il tormentone “Turista fai da te? No Aipitour? Ahi ahi ahi ahi” di qualche anno fa? Bene, dal 2001 c’è una terza via, un altro modo di viaggiare ed e quello etico e sostenibile che propone l’associazione onlus “Percorsi Etnici” di Treviso.
Ma cosa sono i viaggi etici e sostenibili, direte voi? Sono quei viaggi che hanno come obiettivo la scoperta del paese che si visita attraverso la conoscenza della cultura locale, l’incontro con le persone del posto, la visita ai luoghi che non sono battuti dal turismo di massa. Marcello Stampacchia, uno dei fondatori dell’associazione, e un sostenitore della differenza sostanziale che c’è tra turista e viaggiatore. Il turista entra in un’agenzia viaggi, compra un pacchetto e si fa trascinare nel tour de force di un viaggio standardizzato. Il viaggiatore è colui che, invece, ha un approccio diverso nei confronti del viaggio. Il viaggiatore, se potesse, viaggerebbe da solo. Ma, per motivi di carattere economico e, organizzativo, è “costretto a rivolgersi ad associazioni come “Percorsi etnici” che propongono, appunto, un modo diverso di viaggiare.
L’associazione è naia quasi per caso quando, nel 2001, Marcello, sua moglie Adriana e le loro due figlie, sul loro fuoristrada, stavano attraversando un paesino dell’alto Atlante, in Marocco, e hanno incontrato una guida del posto. Questi li ha invitati a casa sua e, lamentandosi del fatto che dopo l’11 settembre il turismo in quella zona era sempre più in calo, ha chiesto ad Adriana e Marcello di ritornare in. Marocco, con i loro amici, per un trekking in quella vallata. Loro avevano detto che ci avrebbero provato ma al rientro a Treviso si erano chiesti se un-singolo viaggio avrebbe risolto il problema del loro amico marocchino. Così hanno deciso di far nascere “Percorsi Etnici” e hanno cominciato a far viaggiare gli amici e le persone che condividevano questo modo di avvicinarsi al Marocco, cercando di dare continuità al loro progetto. Naturalmente i viaggi che organizzano non hanno come fine il guadagno ma, addirittura, si prefissano lo scopo di finanziare, attraverso un sistema di microfinanziamento, piccoli progetti attraverso l’erogazione di somme non troppo grosse (si parla di cifre intorno ai 1.000 euro) agli abitanti del posto e che saranno restituite, assolutamente senza interessi, con modalità e tempi concordati con gli interessati. Lo scopo del finanziamento è quello del rilancio del turismo in quelle zone. Ad esempio, in Tunisia, la guida di “Percorsi etnici” di volta in volta doveva affittare tutta l’attrezzatura da campo necessaria per le escursioni nel deserto. Di conseguenza una parte del suo guadagno andava all’agenzia che gli noleggiava le attrezzature. “Percorsi etnici” ha finanziato l’acquisto di tale materiale e adesso quella guida, che ha restituito l’intera somma nel giro otto mesi, non ha più bisogno di spendere per il noleggio.
Il nostro obiettivo, ci ha detto Marcello Stampacchia, è quello di lasciare quanti più soldi possibile nel posti che visitiamo e alle persone che ci ospitano. Anche per questo non si va a dormire in alberghi a cinque stelle e, al contrario, spesso ci appoggiamo alle persone del luogo. Organizziamo i viaggi in maniera tale da spendere il più possibile nel luogo dove si va. Viaggiamo con i pullman locali, si va negli alberghi piccoli e paghiamo direttamente alle persone che offrono servizi (le guide, i cuochi e tutti quelli che ci danno una mano).
Coi tempo “Percorsi etnici” ha allargato le proprie proposte alla Tunisia e all’Islanda e adesso stanno cercando di inserire anche la provincia di Ragusa nei propri circuiti.
Amici che avevano visitato questa zona di Sicilia, è Adriana Ferracin, presidente di “Percorsi etnici” che parla, ci avevano detto che era un angolo molto bello e ancora abbastanza incontaminato. Così siamo venuti qui per renderci conto di persona se questa zona avesse i requisiti per essere inserita tra le nostre proposte.
E infatti Marcello, Adriana e altri soci dell’associazione (erano in 9 tra cui 2 islandesi), un paio di settimane fa sono stati in provincia e ‘hanno visitato sia i nostri gioielli più conosciuti come Ibla, Modica o Scicli, che gli altri un po’ meno battuti dai turisti/viaggiatori come, ad esempio, Cava Grande, tra Noto e Avola.
L’impressione che ne hanno avuto è stata molto positiva e prima di ripartire ci hanno confidato che, fin da subito, inizieranno a lavorare ad un progetto per portare i loro soci/clienti a conoscere le nostre bellezze sia naturali che architettoniche (Crediamo che Ragusa non sia fatta per ricevere grandi masse di persone. Noi vorremmo che qui si sviluppasse un turismo di qualità). La speranza, nostra e anche loro, è che queste bellezze si riesca a conservarle nel tempo.