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In dileggio del santino
La Città, 1 luglio 2006
La sbornia elettorale si È conclusa. E adesso chi pulisce?
Adesso che le elezioni sono finite (noi ragusani e vittoriesi abbiamo votato per 6 volte nel giro di 2 mesi e mezzo, e un record?) e che le tensioni si sono assopite (mamma che paura per l’eventualità che i nostri figli potessero essere bolliti e usati per concimare i campi...), possiamo permetterci una riflessione post-elettorale.
Vi ricordate quando eravamo ragazzi (c’era ancora la “Prima repubblica”) che durante la campagna elettorale i comizi si tenevano in piazza, le auto facevano il giro della citta, con gli altoparlanti sui tetto, urlando ≪Vota e fai votare...≫ e i manifesti elettorali si attaccavano agli appositi tabelloni (e ogni notte era una “guerra” fra le squadre di attacchini delle opposte fazioni, della serie “chi passa per ultimo riempie tutti gli spazi”)?
Bei tempi, quanto meno perché eravamo più giovani...
Poi e arrivata la “Seconda repubblica” e i comizi si sono cominciati a fare in televisione, le auto “urlanti” sono state sostituite da rimorchi con l’immagine gigante del candidato o da camper tappezzati da manifesti.
Che volete, i tempi cambiano e le mode con loro.
Ma in tutto questo cambiamento, una cosa e rimasta immutata: il santino!
Avete presente il santino, quel piccolo volantino con la faccia del candidato su un lato e il fac-simile della scheda con la croce al posto giusto già tracciata sull’altro? Bene, quello non e proprio passato di moda e, se possibile, si è diffuso ancor di più.
Tutto questo, però, fino alle scorse elezioni politiche!
Infatti, alle elezioni del 9 e 10 aprile c’erano tutti gli ingredienti necessari a una buona tornata elettorale: i faccia a faccia, i 3 x 6, gli insulti ad personam, le convention, tranne, colpo di scena, i nostri amati santini.
Cosa era successo? Nulla di eclatante! Semplicemente la nuova legge elettorale non prevedeva la preferenza e dunque era inutile spendere soldi in più. E cosi le nostre citta sono rimaste pulite e noi siamo stati tranquilli dato che nessuno ci ha tirato per la giacca chiedendoci il voto.
Ma noi, che evidentemente non siamo dei fulmini a renderci conto delle cose, paradossalmente ci siamo accorti di questa clamorosa assenza solo quando siamo tornali a votare per eleggere il nostro Parlamento regionale e i Consigli comunali di Ragusa e Vittoria: in quell’occasione una marea di carta si è abbattuta sulle nostre strade e ci siamo trovati faccia a faccia con le facce dei candidati ogni qualvolta ci imbattevamo su una qualunque superficie, orizzontale o verticale fosse.
C’è stato chi, forse pensando che il telefono fa tendenza (in questo aiutato dal dispiegamento di star che pubblicizzano i vari televideoaudìofonini), ha attaccato il proprio santino alle pareti delle cabine telefoniche; chi ha usato i pali dell’illuminazione pubblica come supporto alla propria faccia (voleva forse intendere “vota per me che poi faccio luce su tutti i lati oscuri delia citta”?); chi ha lasciato cadere sui marciapiedi e sulle strade migliaia di santini (voleva forse dire “se mi votate potrete chiedermi di tutto, e per voi sono disposto a tutto, anche a farmi camminare sopra?”); chi ha rivestito i pali dei semafori (l’intenzione era quella di dirci “sono l’unico che possa mettere ordine anche laddove il caos è la norma”?).
Ciò che invece ci riesce difficile da interpretare, e qui dovremmo chiedere aiuto a uno psicologo, sono i santini attaccati, al limite del sovraffollamento, su secchi e campane per la spazzatura.
A noi, che non siamo capaci di guardare più in là del nostro naso (che, per quanto lungo, non va tanto in là), viene da pensare che quei candidati non siano granché, siano rifiuti, appunto. Ma certamente ci sbagliamo.