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A sud dell'alma

Operaincerta, 14 aprile 2006

 
Lo spettacolo di Maddalena Crippa a Modica

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A sud dell’alma non è uno spettacolo facile. La scenografica è semplice, solo un fondale nero su cui campeggia un’enorme luna piena; la musica è scarna, solo pianoforte, chitarra, contrabbasso e sassofono, e arrangiamenti asciutti; le canzoni in maggior parte cantate in spagnolo, con i testi dunque difficili da comprendere.

Eppure A sud dell’alma ci ha tenuti inchiodati alla poltrona per circa un’ora e un quarto, ipnotizzati dalla luna, dalle musiche e dall’atmosfera che si era creata, grazie alla bravura dei musicisti, e dalla voce e dalla presenza scenica di Maddalena Crippa.

A sud dell’alma è un viaggio verso e attraverso il Sud, il Sud America, fatto in compagnia delle parole, e delle musiche, di poeti e musicisti come Eduardo Galeano (Uruguay), Pablo Neruda (Cile), Mario Benedetti (Uruguay), Feliz Luna (Argentina), Daniel Viglietti (Uruguay), Violeta Parra (Cile), Silvio Rodriguez (Cuba), Xavier Montsalvatge (Spagna), Eladia Blazquez (Argentina), Ariel Ramirez (Argentina) e Mariangela Gualtieri (Italia).

Prima dello spettacolo ne abbiamo parlato con la protagonista.

Perché uno spettacolo che parla del Sud, e che cosa rappresenta il Sud per Maddalena Crippa?
Insieme ad Alessandro Nidi abbiamo scelto il Sud perché era l’area musicale che volevamo esplorare. Poi, quando abbiamo cominciato la ricerca sul Sud, sull’America Latina, sui poeti e sui cantanti sudamericani, mi è stato subito chiaro che strada volevo prendere nel fare questo spettacolo. Ho voluto, attraverso queste parole, parlare di un luogo, quello dell’anima, per noi desaparecido, che è quello delle esigenze umane più profonde.
Io trovo che il Sud, i Sud del mondo, nonostante tutte le difficoltà, gli stupri, la povertà, hanno mantenuto la capacità di risorgere e di difendere quelli che sono i valori veri e importanti dell’uomo. E riescono a cantarli e a dichiararli con una tale semplicità da arrivare direttamente alle persone.
Questo è un percorso, in qualche modo filosofico, molto diverso dal mio precedente spettacolo, Sboom!. È un percorso interiore che chiama in causa la persona nella sua responsabilità verso la propria vita. Ecco un primo passo rivoluzionario che uno può fare. Tutti siamo capaci di indicare il male o le colpe al di fuori di noi. Raramente riusciamo a indicarle dentro di noi. I sudamericani anche in questo sono straordinari, cominciando da Neruda che parla dei conquistatori spagnoli dicendo “ci hanno tolto tutto, ci hanno stuprato, ci hanno tolto l’oro ma ci hanno dato loro”, e si riferisce alla lingua. Sanno guardare anche il lato positivo delle cose. non fermandosi solo a quello negativo. Galeano, in Guerra di strada, guerra dell’anima, si chiede “Quante volte sono stato un dittatore, un inquisitore, un censore? Quante volte ho proibito alle persone che amo di più la libertà, la parola? Quante persone che ho condannato hanno solo commesso il delitto di non essere io? Non è forse la proprietà delle persone più ripugnante della proprietà delle cose?” Per uno che ha subito la dittatura, chiedersi quante volte si è stati un dittatore, mi sembra straordinario.
Noi, invece, siamo come scollati da questa interiorità. E dunque mi premeva parlare di questo.

Perché la scelta di uno spettacolo in cui si mescolano parole e canzoni?
Questa ormai è una mia seconda strada. Accanto al mio essere attrice tradizionale, normale, grazie all’incontro con Alessandro Nidi, ho sviluppato anche questo percorso. In effetti, già in altri lavori precedenti mi era capitato di cantare, ma se non avessi incontrato Alessandro mi sarei fermata lì. A pensarci, io non canto. Mi esprimo cantando, che è cosa diversa.

Qual è stato il criterio per la scelta delle canzoni che fanno parte dello spettacolo?
Non è stata solo la loro bellezza a farmi decidere per una piuttosto che per un’altra. Ho scelto anche per il loro significato.
Le canzoni sono importanti, la maggior parte sono cantate in spagnolo perché le ho volute lasciare in originale, e hanno senso per quello che dicono. La prima canzone, per esempio, è di Silvio Rodriguez, es un cubano maravilloso (la pronuncia spagnola è perfetta, n.d.r.), e dice che “il problema non è dimostrare di essere qualcuno o di vivere le cose in maniera banale o perché sei abituato a farlo. Il problema è seminare amore”. Non serve aggiungere altro!
Il mio è uno spettacolo molto scarno, c’è però la parola!

C’è una canzone dello spettacolo a cui è più legata?
Sono tante. Ma forse Guerra di strada, guerra dell’anima la sento più di altre perché la sento molto come responsabilità etica ed umana.

Un’annotazione linguistica: perché la scelta di titolo a metà italiano e a metà spagnolo e perché il cambio si fa sull’apostrofo?
Se lo avessimo scritto in spagnolo sarebbe stato A sud de l’alma. Invece volevamo mantenere questo binomio Italia-Spagna. Magari qualcuno si lamenterà del fatto che io canto in spagnolo, ma visto che ormai siamo così multietnici, nel momento in cui vado a prendere del materiale di matrice spagnola, perché non sentire questo suono che ormai ci circonda? E perché non aprirci, perché non aprire le nostre vedute? La nostra società non è più formata solo da noi italiani, noi brianzoli, noi siciliani.

Per finire, la classica domanda: cose c’è nel suo futuro prossimo?
Questo è stato un anno molto faticoso. Prima ho fatto La donna vendicativa di Carlo Goldoni, con la regia di Roberto De Simone, poi Madre coraggio e i suoi figli di Bertold Brecht, con la regia di Robert Carsen, al Piccolo Teatro di Milano e adesso sono in giro con questo spettacolo. Alla fine di questa stagione penso di prendermi un periodo di pausa e di riflessione. Poi si vedrà.

 

LA SCHEDA:
Titolo: A sud dell’alma
Data: Domenica 26 marzo 2004 al teatro Garibaldi di Modica
Protagonista: Maddalena Crippa
Regia: Letizia Qunitavalla
Musicisti: Alessandro Nidi (pianoforte), Giuliano Nidi (contrabbasso), Sam Marlieri (sassofono), Paolo Schianchi (chitarra)
Organizzazione: The Entertainer