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Le tensioni delle Poste

La Città, 25 marzo 2006

 
L’assurda vicenda della riassunzione dei ricorsisti tiene ancora banco

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C’è tensione alle poste. Il 14 marzo sono scaduti i termini per l’adesione, da parte dei portalettere ricorsisti, all’accordo tra l’Azienda Poste Italiane e i sindacati per veder consolidato il proprio rapporto di lavoro (si scrive in questo modo complicato ma si può semplicemente leggere “essere riassunti nonostante si stia già lavorando”!) o per essere inseriti in una graduatoria nazionale da cui l’Azienda potrà attingere per far fronte ai suoi bisogni nel settore del recapito e della logistica.
Però ad oggi non si hanno ancora notizie definitive rispetto all’adesione dei lavoratori interessati.
Sono tesi i funzionari delle Risorse Umane, che hanno fatto il giro di tutte le sedi d’Italia per incontrare, uno ad uno, tutti i postini ricorsisti al fine d’illustrare loro la bontà dell’accordo e per provare a convincerli che firmare era “cosa buona e giusta”. E i postini a quell’incontro, neanche si trattasse di andare a rendere una deposizione in Procura, potevano farsi accompagnare da un sindacalista eli loro fiducia...
Sono tesi i dirigenti che, forse conseguentemente agli esiti non proprio positivi della tournée dei loro funzionari, hanno fatto stampare e spedire a tutti i postini, in alcune sedi anche a quelli che non sono ricorsisti tanto loro i francobolli non li pagano, un vademecum in cui viene spiegato com’è semplice e quant’è conveniente firmare l’accordo. Sono tesi, crediamo, i lavoratori postali, evidentemente più per l’aria pesante che tira sul posto di lavoro che per un reale loro coinvolgimento), se è bastato che ad uno sportello di Ragusa fosse presentata una raccomandata indirizzata alte Risorse Umane di Palermo per sentirsi in diritto di chiedere all’utente se stava spedendo l’adesione all’accordo (è successo qualche giorno fa ad un nostro conoscente).
Sono tesi i postini ricorsisti che non hanno firmato l’accordo, e con essi le loro famiglie, perché stanno aspettando i dati definitivi dell’adesione all’accordo per capire, in base alla percentuale di firmatari, se rischiano di vedersi scippati del loro diritto ai lavoro, diritto acquisito al momento dell’assunzione come trimestralisti, visto che erano stati assunti con un contratto a tempo determinato a fronte invece di una carenza strutturale di personale e sancito in seguito da una sentenza della magistratura. C’è tensione all’Azienda Poste Italiane perché all’8 marzo, vuol dire appena sei giorni prima della scadenza, tra i lavoratori che nel periodo 1998-2005 avevano stipulato un contratto a tempo determinato con l’Azienda, solo il 29,5% aveva firmato l’accordo.
Il problema è che questa percentuale non fa distinzione tra chi sta già lavorando e chi ha invece firmato per essere inserito nella graduatoria nazionale e quindi il dato può essere letto in un modo, se questo 29,5% è composto in maggioranza lavoratori che appartengono al primo gruppo, o in un altro, se ci sono più lavoratori dell’altro gruppo.
Solo un aspetto non può dare adito ad interpretazioni personali: il 29,5% di adesioni, in termini assoluti, è ben poca cosa sia che ci siano, più ricorsisti che hanno già vinto almeno un grado di giudizio e attualmente stanno già lavorando (ricordiamo che sono circa 13.000 unita) o ricorsisti (o possibili tali) che non sono stati ancora assunti perché hanno perso la causa o non l’hanno ancora fatta (da fonti aziendali, in totale, sembra siano circa 130.000 unita, quindi ben più dei 50.000 di cui si era parlato fino a poco tempo fa).
Quindi, sia che si tratti di 3.835 ricorsisti che stanno già lavorando, sia che si tratti di 38.350 ricorsisti da inserire nella graduatoria nazionale, il 29,5% di aderenti, all’accordo è un bottino ben misero per un accordo presentato come una vittoria per i lavoratori.
Ma poiché i dati definitivi non sono ancora pubblici, prudenza vuole che si aspetti per poter commentare la notizia.
Ma un pensiero malizioso possiamo permettercelo? È possibile che i dati definitivi tardano ad arrivare proprio perché l’adesione e stata ben più bassa delle più pessimistiche previsioni?

Ultimora.
Al momento di andare in stampa apprendiamo di voci che quantificano in 7.500 i ricorsisti che avrebbero firmato l’accordo, anche se nemmeno in questo caso si specifica se ci si riferisce ai ricorsisti che stanno già lavorando, a quelli in attesa di sentenza o alla gran massa dei 130.000. Se tale dato dovesse essere confermato, nella migliore delle interpretazioni equivarrebbe a circa il 58% di aderenti.
Anche in questo caso avremmo assistito ad un mezzo fiasco.