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Vite parallele

Operaincerta, 14 marzo 2006

 
Tra il serio e il faceto, due politici, uno di destra e uno di sinistra, a confronto

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Sinistra e Destra spesso sono parole vuote. Che cosa vuol dire essere di destra e di sinistra? Una persona che si definisce di sinistra è così diversa da una di destra? Domande difficili e, probabilmente, senza una risposta univoca. Noi, tra il serio e il faceto, tra una domanda importante e una leggera, abbiamo cercato la risposta nelle risposte di Enzo Pelligra, esponente di Alleanza Nazionale, assessore alla Cultura alla Provincia di Ragusa, e di Marco Di Martino, segretario provinciale di Rifondazione Comunista, ex assessore al Bilancio al Comune di Ragusa nell’amministrazione Solarino.

Per cominciare, provate a farvi un breve autoritratto.
Pelligra:
Politicamente nasco nel 1998, quando mi candido alle elezioni comunali nella lista di Alleanza Nazionale, della quale, fin da ragazzo, ho sempre fatto parte. In quelle elezioni sono stato il secondo dei non eletti e subito dopo, per circa un anno, ho fatto il consulente per il sindaco Arezzo. Poi ho fatto l’assessore comunale con la delega al personale. Nel 2003 mi sono ripresentato e stavolta sono stato il secondo degli eletti. Poi ho avuto l’offerta di fare l’assessore provinciale. Quello che viene dopo è attualità. L’Enzo Pelligra uomo, invece, ha 55 anni, è sposato, ha due figli. Sono funzionario direttivo dell’Ufficio Provinciale del Lavoro, mi occupo di controversie di lavoro, lo faccio ormai da 26 anni. Non ho mai lasciato il mio ufficio per fare il politico a tempo pieno. Questo mi affatica molto ma, poiché ritengo che il mio lavoro principale sia fare il funzionario, non sono per niente pentito della scelta. La politica è una cosa che faccio con piacere ma resta sempre una cosa aleatoria.
Di Martino: Io sono una persona curiosa, sono affascinato dal conoscere. Sono molto razionale ma nello stesso tempo soffro la passione ideale. Il mio è un percorso personale che poco a poco mi ha portato a fare una scelta politica più consapevole. In me c’è voglia di riappropriarmi della conoscenza, di mettermi in gioco. La politica viene da questo. E da questa esperienza sento di aver avuto tanto. Questo è il Di Martino, diciamo così, politico. Poi ci sono gli aspetti personali, ma che spesso si mescolano a quelli politici perché non si può fare una separazione netta tra quello che si è e quello che si fa.

Vi piace viaggiare?
Pelligra:
Molto. Ma non amo prendere gli aerei, mi fanno un po’ paura. Li prendo solo se costretto.
Di Martino: Mi piace viaggiare e fino a qualche anno fa viaggiavo con più assiduità.

L’ultimo posto in cui siete stati?
Pelligra:
Venezia, qualche giorno fa. All’estero sono stato in Germania, ma risale a parecchi anni fa.
Di Martino: Ultimamente sono stato a Stoccolma. Mi piacerebbe andare in Sud America per capire quello che sta succedendo da quelle parti.

Come si risolve il problema dei clandestini?
Pelligra:
È un problema che non si può risolvere. La nostra legislazione è carente. Il nostro paese dev’essere ospitale e deve dare asilo a tutti quelli che vengono da noi per lavorare, perché così si dà loro una mano e contemporaneament si migliorano le condizioni del nostro paese. Ma la legislazione dev’essere chiara e, me lo consenta, decisionista. In questo momento l’Italia sembra una mozzarella. Tutti vengono da noi a chiedere asilo politico, o per per lavorare, ma in effetti non è così. Ormai, per esempio, gli incroci stradali sono di proprietà degli extracomunitari: il lunedì sono dei rom, il martedì degli albanesi, e così via. Praticamente, queste persone hanno lottizzato le città e litigano per un posto. Così non va! Occorre una legislazione chiara e che dica: “se tu vieni nel nostro paese per lavorare, noi ti integriamo, insieme a tutta la tua famiglia. Ma se non rispetti le nostre leggi devi andare via e devi andartene subito!”
Di Martino: Questa è una tragedia. Sono andato diverse volte al porto di Pozzallo per vedere le imbarcazioni su cui arrivano, per capire quanta disperazione c’è in queste persone che accettano di rischiare la vita pur di avere un futuro. Questa è una di quelle tragedie umanitarie che resteranno nella storia. A destra si affronta il problema con grande superficialità. Ma forse non sono coscienti della disumanità con cui lo stanno affrontando.
A una tragedia umanitaria si risponde con il cuore, con l’accoglienza. È vero che non si possono illudere le persone dicendo che possiamo accogliere tutta l’Africa. Ma bisogna provare a interrompere quelle che sono le cause di questa migrazione, prime fra tutte le guerre, e pensare ad un’economia che non veda tutto come una merce.

L’ultimo CD che avete acquistato?
Pelligra:
Un mese fa, l’ultimo di Vinicio Capossela.
Di Martino: Ho comprato Appunti partigiani dei Modena City Ramblers.

E l’ultimo libro acquistato?
Pelligra:
È un libro che non conoscono in tanti. Si chiama Una canna da pesca per mio nonno, l’ho acquistato tre giorni fa, ed è dello scrittore cinese Gao Xingjian. Io apprezzo tantissimo la filosofia cinese e se riuscissimo a trasferirla nella nostra cultura non potrebbe che farci bene.
Di Martino: L’Italia in frantumi del sociologo Luciano Gallino, nel quale si fa un quadro sociologico dell’Italia, anche rispetto alle questioni del lavoro. Scritto da una persona di sinistra ma non troppo schierato.

L’ultimo film che avete visto al cinema?
Pelligra:
Alla luce del sole, di Roberto Faenza. Il film su don Puglisi
Di Martino: È un po’ che non vado al cinema. L’ultimo che ho visto, in questo momento non mi viene. Ti cito però un film che mi piace tanto e che rivedo spesso in cassetta: Arizona dream di Emir Kusturica.

Che cos’è la libertà?
Pelligra:
La parola libertà significa tutto ma può significare anche niente. Per me vuol dire poter esprimere il proprio pensiero, porre in essere le nostre azioni, relazionarsi con gli altri. Ma attenzione: la nostra libertà finisce quando comincia quella degli altri. Spesso qualcuno se lo dimentica e questo succede in tutti i campi, dalla politica all’economia.
Di Martino: Libertà è affermare le vere ragioni della nostra esistenza. La schiavitù uccide una parte di noi e non ci dà la possibilità di vedere quello che veramente siamo. Senza libertà non c’è umanità, non ci sono persone.

Cosa vogliono dire le parole “egoismo” e “generosità”?
Pelligra:
L’etimologia delle parole è chiara. La generosità vera è molto rara. Nella nostra società c’è molta falsa generosità, molto falso interessamento, nei confronti delle categorie che soffrono, dei disabili, degli immigrati. L’egoismo invece la fa da padrone. Io posso anche giustificare uno che è egoista. La cosa peggiore sono i falsi egoisti, perchè è difficile smascherarli e per questo sono molto pericolosi.
Di Martino: Sono due aspetti delle persone. Due opzioni culturali e di vita diversi. L’egoismo è uguale alla paura, al timore. Dietro l’egoismo spesso si nasconde una grande prudenza che non ti fa vivere la vita e rischia di fartela come un fatto personale. Qualcosa che ci spegne il futuro. La generosità, l’altruismo, è il suo opposto. La generosità è voler stare con gli altri, condividere. La generosità è una ricchezza. La nostra società, purtroppo, ci sta educando all’egoismo.

Possedete un’automobile?
Pelligra:
Sì, una Ford Mondeo station-wagon del 2000. Con qualche ammaccatura…
Di Martino: Sì, una C3 blu.

Secondo voi, come si risolve il problema del traffico a Ragusa?
Pelligra:
Io non sono un esperto di traffico, ma affacciandomi dalla finestra e guardando la stazione ferroviaria mi sono detto che se si riuscisse a spostarla ci resterebbe un grande spazio dove potremmo ricavare almeno 500 posti macchina proprio nel cuore della città. E spostare la stazione non è molto difficile.
Di Martino: Alcune zone della nostra città non sono pensate per essere riempite d’automobili. Ibla, il centro di Ragusa, Marina non sono fatte per sopportare tutto il traffico cui sono costrette. Pensando al modello attuale, non c’è soluzione. La soluzione è che quelle zone vengano vissute a piedi o con i mezzi pubblici. Evidentemente ci vogliono delle infrastrutture, penso per esempio alle zone di scambio e ad autobus che colleghino veramente con il centro della città, ma si deve fare anche una grande operazione culturale per far abituare il cittadino a camminare a piedi e ad usare il mezzo pubblico. Il resto è come un cane che si morde la coda.

Guardate la televisione? Che programmi?
Pelligra:
La guardo poco. Mi piacerebbe guardarla ma mi manca il tempo. Quando posso guardo lo sport, le partite importanti. E poi, naturalmente, i programmi politici. E quando ci sono, ma sono ormai rari, i programmi culturali di grande levatura.
Di Martino: Qualche volta, soprattutto la sera. Guardo gli approfondimenti e i programmi comici intelligenti, quelli come Zelig o Parla con me che riescono a fare dell’ironia senza essere volgari.

Che rapporto avete con la religione? Qual’è la vostra opinione a proposito delle famose vignette sull'Islam?
Pelligra:
Io sono cattolico. Rispetto alle vignette ho pensato che c’è qualcuno che ha interesse a smuovere le masse islamiche. Il fanatismo non può essere religione. Bisogna riflettere su dove stiamo andando. Si può uccidere per un Dio? Non si può! Un cattolico comune, ma anche un islamico comune, che vede una vignetta sul propprio Dio, la guarda e ci fa una risata sopra. Forse quello che è accaduto nei paesi islamici non è tutto frutto dell’indignazione per alcuni disegni.
Di Martino: Io non mi dichiaro ateo perché penso che in ognuno di noi ci sia una ricerca spirituale. Però non sono neanche un cattolico praticante. Mi interrogo sulle religioni, ma non ho un approccio religioso. Rispetto alle vignette, penso che le rivolte che ne sono succedute sono solo una forma di nuovo conservatorismo che parte da una spinta religiosa. Si sta cercando di fomentare l’estremismo partendo dai sentimenti religiosi. Lo si sta facendo nell’islam ma lo si sta facendo anche in Europa e in America. Lo scontro tra civiltà non esiste. Esiste invece una parte di mondo che vive sotto regimi dittatoriali e che subisce le ingiustizie del neoliberismo e delle guerre preventive, mi riferisco all’Iraq ma anche all’Afghanistan. Le vignette sono solo la punta dell’iceberg del problema.

In conclusione, che cosa vuol dire essere di destra?
Pelligra:
Essere di destra, per me, ha sempre avuto il significato di credere a dei principi e a delle regole. Credo che una società non possa non avere delle regole. Altrimenti saremmo tutti anarchici. L’anarchia sarebbe la cosa più bella del mondo, se si potesse realizzare. Ma purtroppo non è così, il mondo è stato creato per avere delle regole. E se uno le trasgredisce dev’essere punito.
Io credo, ma evidentemente questo è un parere interessato, che la politica della destra ha messo delle regole, forse rigide, invece la politica della sinistra, forse fidando sul fatto che è bene che ciascuno possa scegliere secondo la propria coscienza, proprio per questo non ha funzionato.

Ed essere di sinistra?
Di Martino: Essere di sinistra vuol dire essere curiosi, mettersi in discussione. Vuol dire essere generosi, altruisti, vuol dire immaginare un mondo pieno di umanità e di persone libere. Essere di sinistra vuol dire provare rabbia se si vive in un mondo in cui gli ultimi hanno sempre torto, in cui c’è gente che muore di fame e di sete. Quando penso alla sinistra penso alle grandi lotte, alle grandi conquiste, alla libertà, all’uguaglianza.