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Gli attori della concessione

Operaincerta, 14 gennaio 2006

 
Le interviste a Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina, Marcello Perracchio e Francesco Paolantoni

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Il 18 dicembre Operaincerta ha intervistato i protagonisti della commedia “La concessione del telefono” di Andrea Camilleri presso il Teatro Garibaldi di Modica, prima che iniziasse lo spettacolo; e le interviste a Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina, Marcello Perracchio e Francesco Paolantoni sono stati un divertente spettacolo nello spettacolo, sia per la qualità degli attori, sia per l’atmosfera positiva, di grande affabilità e affetto che si respirava nei camerini, dove non si sentiva distanza tra gli attori da cartellone e gli altri attori della compagnia.
Lo spettacolo era stato già proposto a Modica la sera prima, ma tutti gli attori, tranne Paolantoni, erano tornati a dormire a Catania, da cui arrivano insieme su un pullman verso le sette di sera. Siamo stati accompagnati nei camerini da Marcello Perracchio, attraverso un dedalo di corridoi e porticine strette, tra casse di scena e scalette in ferro, quasi a perdere l’orientamento. Nel loro camerino Tuccio Musumeci e Pippo Pattavina, davanti a una stufa elettrica, hanno risposto alle nostre domande con grande disponibilità, confermando la grande sintonia artistica e umana che hanno fra loro e prendendosi un po’ in giro.

Perché la scelta di Camilleri?
Musumeci:
Noi Camilleri lo conosciamo da quando aveva quarant’anni, prima ancora di essere famoso, quando lavorava ancora nel cinema. Poi nel 1999 abbiamo portato in scena Il birraio di Preston con grande successo.

È stato complesso passare dal romanzo al teatro?
Pattavina
: C’è stato un notevole lavoro di sceneggiaturada parte dello stesso Camilleri insieme al regista Di Pasquale, hanno realizzato 8 versioni fino al rifacimento che potrete vedere stasera. Quando si assiste ad un’opera tratta da un libro il pubblico tende sempre a fare i confronti con l’originale e spesso resta deluso. In questo caso, nonostante sia tratto da un carteggio, si è riusciti a fare la ciambella con il buco. Questa produzione ha avuto un tale successo di pubblico che il prossimo anno sarà replicata.

Come vi siete trovati a lavorare con un napoletano?
Pattavina
: Benissimo! In fondo apparteniamo, i siciliani e i napoletani, allo stesso regno delle due Sicilie.
Musumeci: Abbiamo gli stessi ritmi teatrali, gli stessi tempi, non è stato difficile lavorare insieme.

Che rapporto avete con la tecnologia, con internet?
Musumeci:
Io non ci capisco niente, sono un perfetto asino. Io sono nato nell’epoca dei citofoni e più che rispondere “Chi è?” non so fare.
Pattavina: Anch’io sono fuori da questo mondo ma quando guardo chi usa i programmi mi viene voglia di imparare ma non ho tempo, mi scoraggio solo all’idea di cominciare.

Poi, Marcello Perracchio ci ha invitati nel suo piccolo camerino, quasi restio a parlare, come se ancora non fosse abituato al suo status di attore di livello nazionale e alla considerazione che il teatro italiano ha di lui, come ci conferma poi Paolantoni: si racconta con pudore e con voce sottile.

Hai fatto Il Birraio di Preston, “Montalbano” ed ora ancora Camilleri, come mai?
Perracchio:
Il fatto è che Camilleri è un autore che va per la maggiore ed avendo pochi testi interessanti da mettere in scena, le rarità che la Sicilia si può permettere in campo culturale vanno curate e il Teatro Stabile di Catania è molto interessato da queste cose. Ridurre Camilleri non è facile, si legge volentieri, ma poi… con questo spettacolo si è riusciti ad avere il consenso del pubblico, un successo straordinario.

E Paolantoni, come vi siete trovati con lui?
Perracchio:
Molto bene. È un ragazzaccio. (sorride) Un ragazzo molto semplice.

Vorrei che ci parlassi delle tue origini.
Perracchio:
Io ho cominciato da bambino, ai salesiani; come tutti gli attori, ho recitato nelle rappresentazioni parrocchiali; poi l’esperienza con la Piccola Accademia di Ragusa e nel 1981 sono passato al professionismo. Ho avuto la fortuna di incontrare grandi attori. Mi ritengo fortunato, perché sono stato sempre ben accetto, è stato in un certo senso semplice inserirmi. Il lavoro di attore è un lavoro che può portare a stressarsi, se preso con frustrazione, rancore o a sentirsi solo un numero, dato che, a volte, si recita da attore protagonista e altre volte, quasi senza soluzione di continuità, da attore di riempimento, perché, magari, in quel momento non c’è una parte adatta a te… può diventare routine e, anche per motivi economici, bisogna accettare certe parti.
Io ho messo la famiglia al centro della mia carriera e, per fortuna, sono riuscito a non vivere solo del teatro, che invece è rimasta una grande passione. Non sono mai stato il classico attore che si sveglia a mezzogiorno, ho fatto sempre in modo da non allontanarmi troppo dalla mia famiglia, anche a costo di molti sacrifici. Da questo punto di vista sono anomalo (come, in questo senso, lo è anche Tuccio Musumeci: due attori molto legati alla propria casa, capaci di fare centinaia di chilometri pur di tornare la sera dalla propria famiglia, n.d.r.)

Com’è recitare a Modica, la tua città?
Perracchio:
Ti devo confessare che il Garibaldi rappresenta un tappa importante per me. Sono quasi 50 anni che manco da Modica, questo è il mio primo ritorno dopo gli spettacoli scolastici che facemmo qui. Ma è un legame che vivo in modo non drammatico, senza tensione.


Sono le nove meno un quarto e Paolantoni ancora non arriva. Manca mezz’ora allo spettacolo, ma di lui nessun segno. Poi, finalmente, lo vediamo arrivare carico di una guantiera di cannolicchi e due bottiglie di vino. Anche lui è molto disponibile, ci chiede solo di aspettare un attimo e lo sentiamo brindare con i tecnici, dietro il palco. Nei camerini la confusione è tanta e per avere un po’ di tranquillità ci mettiamo in una stanza vuota; Paolantoni sembra molto contento e disponibile.

Raccontaci di questa tua esperienza con lo Stabile di Catania
Paolantoni
: È la prima volta che lavoro con lo Stabile di Catania, è la prima volta che lavoro con Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina e Marcello Perracchio, che è una pietra miliare del teatro, soprattutto siciliano. Questa è un’esperienza molto, molto divertente, che mi ha arricchito e dato la possibilità di conoscere la realtà siciliana, soprattutto quella del teatro siciliano; anche perché frequento la Sicilia da diverso tempo ed è una terra che adoro! Volevo prendere una casa a Catania, ma adesso che conosco Modica, ho pensato di penderla qui! Una città splendida, fantastica! Artisticamente è stato molto interessante perché sono riuscito a coniugare il teatro siciliano con la tradizione napoletana, visto che comunque noi tutti veniamo dalla stessa storia teatrale, la commedia dell’arte, la lingua mediterranea, le assonanze e la musicalità. È stato veramente un connubio molto felice.

Quindi un connubio perfetto tra attori siciliani e napoletani.
Paolantoni
: Perfetto, veramente perfetto, anche sotto l'aspetto dei tempi, dei ritmi, dei…

Non era semplice portare sulla scena un romanzo epistolare…
Paolantoni
: La riduzione teatrale è stata molto lunga e faticosa, ne hanno fatto più o meno otto o nove versioni… e poi, al linguaggio camilleriano ciascuno ha aggiunto il suo. Io ho aggiunto un po' di napoletano alla Paolantoni e questa commistione, mi sembra, ha funzionato molto bene. Io mi sento molto gratificato da questo.

Arricchito…
Paolantoni
: Molto, molto. Mi piace assai aver conosciuto gli altri. È stata veramente una bella esperienza.

L’anno scorso sei venuto a Ragusa con un altro lavoro e fu una serata strana, gli spettatori erano pochissimi, forse meno numerosi della compagnia. Che hai provato quella sera?
Paolantoni
: Vero! Sì, sì. Infatti mi sono chiesto il perchè di quella situazione. In occasioni come quella, di solito mi prendo la colpa dell'insuccesso, anche perchè mi secca dare la colpa agli altri. Ma forse lo spettacolo non è stato pubblicizzato molto bene. In ogni caso bisogna sempre chiedersi perché succedono certe cose…

Si trattava anche di uno spettacolo gratuito.
Paolantoni
: Pure? (risate)

Ma un attore, quando ha di fronte poca gente, cosa prova?
Paolantoni
: Si dice che la gente non vuole venire a vederlo, pensa di aver sbagliato qualcosa… E quando capita, negli ultimi tempi per fortuna raramente, ti chiedi: mamma mia che sta succedendo. Sì, è stato avvilente. Per fortuna è stato un episodio.

E in televisione, che tempo fa?
Paolantoni
: In televisione… (ride) in generale fa brutto tempo, pessimo, come in tutta Italia, sia metereologicamente parlando che per il resto: è uno specchio dell’Italia, della politica. Però, forse, io sono riuscito a ritagliarmi uno spazio su Rai 3, che è ancora una isola felice, più culturale e intelligente, dove si possono dire ancora delle cose… è ancora la rete più godibile, più frequentabile e per la quale, a fine marzo, farò un mio programma, un varietà in otto puntate in cui riuscirò a sfogarmi un po’.

Operaincerta è una rivista on-line, tu che rapporto hai con internet?
Paolantoni
: Pessimo, pessimo.

Come il personaggio? (Ci riferiamo al nonno multimediale, n.d.r.)
Paolantoni
: Magari. Il personaggio anticipava molte cose…

Ne abbiamo parlato con Musumesi e Pattavina e anche loro ne sono molto distanti…
Paolantoni
: Io non mi sono appassionato. Rispondo alla posta, però non mi sono appassionato e certamente il mio lavoro non è legato direttamente al web. Forse dovrei appassionarmi a prescindere… io invece sono un cinema dipendente, un tele dipendente, dalla mattina alla sera vedo sitcom americane, di cui sono un cultore, le conosco tutte, da quando sono nate, situation comedy che si svolgono in interno, come Friends, ad esempio. Le preferisco ai giochi su internet.

Sei stato a Ragusa?
Paolantoni
: No, ho ancora tanto da vedere, questa è una terra fantastica. Siete stati molto sottovalutati. Qui c’è una maggiore civiltà rispetto ad altre zone di Italia considerate comunemente più civili. Anche le persone sono molto più avanti; Catania è molto colta, dinamica. Straordinaria. Io spero di venire in estate con lo spettacolo “Che fine ha fatto il mio Io”. Mi piacerebbe organizzare un tour siciliano, in modo da poter tornare qui.