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A cavallo tra due mondi

Operaincerta, 14 settembre 2005

 
Il concerto dei Radiodervish al castello di Donnafugata a Ragusa, un gruppo a cavallo tra due mondi e due modi di intendere la musica e la vita
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In cartellone per l’edizione 2005 del festival “Note di notte”, venerdì 12 agosto, nella splendida cornice del castello di Donnafugata a Ragusa (è una frase fatta ma non c’è aggettivo migliore per descrivere la bellezza di un tale sfondo), abbiamo assistito al concerto dei Radiodervish.
Non appena diciamo Radiodervish la nostra mente va subito agli Al Darawish e alle volte (due, se non ci sbagliamo) in cui hanno suonato a Ragusa. E in effetti, il concerto cui abbiamo assistito poteva benissimo essere un concerto degli Al Darawish, tante sono state le canzoni che Nabil Salameh e Michele Lobaccaro hanno eseguito e che appartengono a questo gruppo.
Il concerto si è aperto, con un leggero ritardo sull’ora fissata e dopo un piccolo rinfresco offerto come di consueto dagli organizzatori del festival, con Radio Dervish (c’era forse un altro modo per cominciare?), la canzone che apriva anche l’ultimo CD uscito con il “marchio” Al Darawish, quasi a voler comunicare a tutti che i Radiodervish sono i figli (o i fratelli) degli Al Darawish. E anche il fatto di aver scelto di aprire con una canzone i cui versi sono scritti in lingua italiana e francese ci dà l’idea di come la coppia Nabil/ Lobaccaro tenga alla caratterizzazione di gruppo di confine, meticcio, anche se quasi tutte le canzoni eseguite nel corso della serata sono state cantate solo in italiano e in arabo.
Durante la serata abbiamo potuto ascoltare alcuni dei brani che appartengono al loro ultimo lavoro, come La falena e la candela (dedicata ad un'amica) Amira, Cento mondi, ma anche canzoni che appartengono ormai alla storia del gruppo. Tra queste, molto bella la versione di Rosa di Turi, minimale, essenziale, forse per mettere in risalto il testo, ispirato alla lettera scritta dal carcere di Turi da Antonio Gramsci nel 1929.
L'esigenza, invece, ha l’accoglienza che si riserva ad una hit e viene cantata a squarciagola da tutto il pubblico.
A metà concerto, Nabil e Lobaccaro trovano lo spazio per rendere omaggio a Domenico Modugno, cantando una bellissima versione, la prima parte in arabo, la seconda in italiano, di Tu si ‘na cosa grande. Un esempio di come la convivenza tra culture diverse possa essere un arricchimento per le stesse e di come possa facilitare la pacifica convivenza tra persone diverse.
(Particolare bizzarro, anche il concerto dei Mano Manuche, sempre in cartellone per “Note di notte” aveva avuto un omaggio a Modugno).
Subito dopo i Radiodervish attaccano Due soli, in versione “vecchio stile”, e tutti gli spettatori, come se non vedessero l’ora di liberarsi delle sedie, si alzano in piedi, avvicinandosi al palco. Da questo momento il concerto prende un’altra direzione, quella più meticcia, più rocchettara, più “antica”, nonostante gli archi continuino ad essere predominanti sul resto. O forse è proprio questa caratteristica che rende questa parte più di “confine” e più apprezzata dal pubblico.
Il concerto è poi proseguito con, tra le altre, Centro del mundo, Acid Baby, Gana de trabajar, Erevan, New partisan, accolte dal pubblico come si accoglie un amico che si rivede dopo tanto tempo.
Un concerto iniziato con sonorità molto vicine a quelle dell’ultimo CD (così come capita spesso nei concerti) e che man mano è andato evolvendo in direzione dei vecchi lavori del gruppo. E anche il pubblico ha dato l’impressione di apprezzare le canzoni più vecchie e gli arrangiamenti in stile “Al Darawish” più che le nuove, forse perché le vecchie canzoni erano più conosciute, nonostante In search of Simurgh sia uscito nel 2004. O forse, più semplicemente, perché le vecchie canzoni piacciono di più.
Difficile, comunque, alla fine, stabilire a che genere di concerto abbiamo assistito: canzoni cantate in arabo, in italiano, in francese. Suoni mediorentali, vicini, a volte, a quelli dei gruppi raï di Tunisi o di Algeri, batteria in classico stile rock e un terzetto d’archi che sta a metà strada tra occidente e medioriente. Forse, come in altri casi, il genere è proprio il non genere e la forza dei Radiodervish è proprio quella di stare sempre a cavallo tra due mondi e due modi di intendere la musica e la vita.
Navigante che insegui l’idea
La coscienza si espande decisa
Sorvolando paesi e frequenze
Interzone di lingue diverse
(Radio Dervish – Al Darawish – 1996)