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Taranta power
Operaincerta, 14 settembre 2005
Il concerto di Eugenio Bennato a Marina di Ragusa

Recensendo un concerto di Eugenio Bennato, secondo noi non si può che dirne bene. Eugenio Bennato non ne sbaglia una e, a distanza di due anni dalla sua ultima apparizione nella nostra provincia (ci riferiamo al suo concerto di Piazza Fonte Diana a Comiso), il 7 agosto è tornato a calcare un palcoscenico ragusano, nell’ambito del festival “Sentieri Umani” che si è tenuto al campo sportivo di Marina di Ragusa.
Ad assistere al suo concerto c’erano, purtroppo, ma anche per fortuna, sì e no un migliaio di spettatori. Diciamo “purtroppo” perché è un peccato che un interprete di tale spessore non riesca ad avere un pubblico più numeroso. Ma, contemporaneamente, diciamo “per fortuna” perché, a nostro parere, significa che Eugenio Bennato (insieme ai Taranta Power) continua ad essere fedele a se stesso e a non modellare la sua musica in base alle mode.
A dispetto della mancanza di folle oceaniche ai suoi spettacoli, nella musica di Bennato c’è una carica tale, da trasformare i mille fan presenti in uno “tsunami” pacifico (è forse la Taranta che colpisce?) che ondeggia e balla ai piedi del palco (alzando una nebbia polverosa dal fondo in terra del campo di Marina!).
I concerti di Eugenio Bennato sono un concentrato di potenza e intensità musicale; quello del 7 agosto lo è stato così tanto che, uscendo dal campo sportivo, abbiamo pensato di aver assistito al miglior spettacolo visto finora in questo spicchio di Sicilia e alla migliore performance di Bennato tra tutte quelle, e non sono poche, cui abbiamo partecipato. Buon per chi c’era!
Eugenio Bennato lo si conosce: fondatore a Napoli, nel 1969, della Nuova Compagnia di Canto Popolare, primo e più importante gruppo di ricerca musicale del sud d’Italia; fondatore, poi, nel 1976, di Musica Nova, gruppo che propone composizioni originali ma che si rifanno allo stile popolare tradizionale; compositore di diverse colonne sonore per il cinema (ricordiamo Don Chisciotte, di Maurizio Scaparro, Cavalli si nasce, di Sergio Staino La stanza dello scirocco, di Maurizio Sciarra Totò sapore, un cartone animato di Maurizio Forestieri).
Nel 1998 fonda il movimento “Taranta Power” con l’obiettivo, semplificando, di cercare nuove strade per la promozione della taranta. Nel 1999 l’omonimo disco segna una svolta rispetto al vecchio modo di intendere e proporre la canzone popolare in Italia.
La taranta è un ragno velenoso e, per esorcizzarne il morso (nella tradizione di solito è una donna ad essere morsa), per esaurire l’effetto velenoso del morso, bisognava suonare incessantemente intorno al “tarantolato” i tamburelli a un ritmo vorticoso, insieme a un ballo ossessivo e ripetitivo.
La taranta è una sorta di ipnosi collettiva e il Taranta Power propone un mélange di ritmo, parole e suoni che, con il passare degli anni, è diventato sempre più difficile da definire e nel quale la mescolanza dei generi, dalla tarantella al rap, passando per il rock e per una sorta di fusion, è ciò che lo caratterizza.
Forte è anche l’aspetto politico della tolleranza e della convivenza tra le diverse culture (già evidenti nella mescolanza di generi, di strumenti musicali, in particolare la mandola e la chitarra elettrica, e di musicisti, italiani, marocchini, algerini, mozambichesi) e che trovano il loro manifesto nei versi di canzoni come Che il Mediterraneo sia:
Andare, andare, simme tutt’eguale
affacciati alle sponde dello stesso mare
e nisciuno è pirata e nisciuno è emigrante
simme tutte naviganti
o come Frontiere antimusicali:
E chesta musica nun s’arricorda
si vene ‘a sud si vene ‘a nord
si tene feeling o sentimento
si è clandestina o residente.
(E questa musica non ricorda
Se viene dal sud, se viene dal nord
Se ha feeling o sentimenti
Se è clandestina o residente).
Un lungo concerto (era evidente, in tutti i musicisti, la voglia di suonare e il divertimento che ne derivava) iniziato con Una donna bella e continuato con una strana ma bellissima versione di Riturnella, un brano della tradizione calabrese, già incluso da Bennato in diversi suoi lavori precedenti (la prima versione risale al 1978), ma cantato in questa occasione in lingua originale calabrese dalla cantante mozambichese Zaina Chabane.
Sono poi stati eseguiti i migliori pezzi del repertorio bennatesco, tra cui ricordiamo Taranta power (non poteva mancare!), Ninna nanna di Carpino (canto tradizionale raccolto a Carpino, una cittadina della provincia di Foggia, famosa per aver dato i natali ad Andrea Sacco, uno dei più grandi personaggi della musica etnica del sud d’Italia), Che il Mediterraneo sia, Ninna nanna, Io te cerco scusa, Frontiere antimusicali, L’anima persa.
Non sono nemmeno mancate chicche del primo Bennato, come Brigante se more (risale al 1980) e una bellissima versione di Tammurriata nera (se non abbiamo capito male, non era prevista dalla scaletta ed è stata eseguita su richiesta del pubblico, altro esempio di magia della serata), arrangiata in modo molto particolare dai musicisti e cantata in coro da tutti.
Il concerto si è chiuso con una lunghissima jam session che ha incluso spezzoni di tante famose canzoni da, ancora, Che il Mediterraneo sia a Balla ursu, a Tammurriata, con in mezzo piccoli spazi ritagliati appositamente per presentare ogni musicista della band. Hanno suonato e cantato l’algerino Samir Toukour, darabouka e voce, Laura Klain, al tamburello, il marocchino Mohammed Ezzaime el Alaoui, maestro di oud, Martino De Cesare, alla chitarra, e la già citata Zaina Chabane. Una band che fa della sua multietnicità il punto di forza del proprio linguaggio musicale e che mostra in modo evidente come, nella diversità, si possa essere complementari e necessari l’uno all’altro e, insieme, alla causa comune.
Un finale, quindi, che ha visto tutto il pubblico muoversi, dimenarsi, ballare, chiudendo nel modo migliore un concerto, e una rassegna, che della tolleranza e dell’integrazione hanno fatto la propria bandiera.